Italia in prima fila per la tecnologia di controllo dello spazio aereo dei droni

Italia in prima fila per la tecnologia di controllo dello spazio aereo dei droni

Un’azienda italiana è in prima fila per accelerare l’utilizzo sicuro di droni senza pilota (Uas – Unmanned aerial system) in ambienti operativi reali, cioè contesti urbani, montani, logistici, industriali e, in particolare, portuali. StradaAi (questo il nome della startup) ha, infatti, ha già siglato una partnership strategica con Droneport Rotterdam, hub europeo per il testing, la validazione e l’applicazione pratica dei sistemi autonomi aerei. E se lo scalo olandese collabora strettamente anche col porto di Anversa-Bruges e l’Autorità portuale di Amburgo, già altre nazioni, Svizzera e Svezia, si preparano ad accogliere l’impresa tricolore; la quale è nella fase finale di certificazione presso l’Enac (Ente nazionale aviazione civile), in qualità di U-space service provider.

«La nostra startup – spiega Giulio Segurini, ad dell’azienda – è nata nel febbraio 2023, subito dopo l’entrata in vigore (26 gennaio di quell’anno), della normativa europea 664 sulla digitalizzazione dello spazio aereo a bassa quota, quello che va da 0 a 120 metri d’altezza, in cui operano i droni. La norma è stata concepita con lo scopo di regolamentare questi spazi aerei, in modo da poterli utilizzare per il volo al di là della linea visiva del pilota o operatore, la cosiddetta Bvolos (beyond visual line of sight), e permettere al drone di volare in sicurezza mentre l’operatore sta nella sala controllo, a 100, mille o anche 2mila chilometri di distanza. La storia è un po’ quella dell’uovo e la gallina: gli spazi aerei non si possono aprire finché non ci sono le società in grado offrire i servizi digitali per gli spazi stessi».

Investimenti da 2,1 milioni e operatività prevista dal 2026

StradaAi, prosegue, «è stata fondata da persone che operavano già nel mondo dei droni ed è partita con due round iniziali di raccolta d’investimenti, con i quali abbiamo ottenuto 2,1 milioni di euro. Attualmente siamo sei in azienda, con un certo numero di collaboratori esterni e il supporto dell’advisory board che ci sostiene. Stiamo lavorando attivamente per certificare la nostra piattaforma digitale ed Eurocontrol, cioè l’organo che gestisce lo spazio aereo europeo, ci descrive come la prima società privata europea – poi ce ne sono due americane – che si sta certificando per offrire questi servizi. Privata significa che non è legata al mercato regolato, quello degli Air navigation service provider (Ansp), come l’Enav o l’Enaire (suo equivalente spagnolo, ndr), che ovviamente erano partiti prima. Noi siamo gli unici, in Ue, a essere giunti quasi al termine della certificazione. Inizieremo a erogare i servizi entro fine 2025 e, l’anno prossimo, cominceranno ad aprirsi gli spazi aerei dove noi potremo offrire questi servizi».

Spazio aereo digitalizzato, obbligatorio offrire quattro servizi

Per spiegare con chiarezza cosa si sta preparano a fare l’azienda, Segurini chiarisce che, per operare nello spazio aereo digitalizzato, occorre offrire quattro servizi fondamentali e obbligatori: il primo si chiama Network identification, per cui ogni drone che entra in questo spazio deve essere dotato di una targa digitale e mandarci posizione, altitudine, velocità, identità dell’operatore e scopo della missione che, peraltro, deve essere stata preautorizzata. Il secondo servizio si chiama Geo awareness; riguarda le mappe che devono essere fornite, in concerto da Enac ed Enav, per l’Italia, che delimitano dove si può volare, a che quota, le regole degli spazi a disposizione, compreso chi vi può volare».

Fonte: Il Sole 24 Ore