
La classifica 2025 dei sindaci e governatori più amati
L’ipotesi nasce dalla volontà esplicita di evitare che un candidato vinca al secondo turno ottenendo meno voti rispetto a quelli raccolti al primo dallo sconfitto, per il calo fisiologico dell’affluenza nei due appuntamenti; e dall’idea implicita che un meccanismo del genere possa finire per penalizzare il centrosinistra, contraddistinto (almeno in passato) da una più solida fedeltà elettorale. Ad Ascoli Piceno, però, il ragionamento scolora.
Come del resto sfumano nei Comuni molte differenze politiche che dominano la scena nazionale, ma cedono il passo negli enti locali a una dimensione istituzionale spesso trasversale.
Lo dimostra lo stesso organigramma dell’Anci, dove Fioravanti presiede il consiglio nazionale mentre da novembre scorso la presidenza dell’Associazione è stata affidata, all’unanimità, a un esponente del centrosinistra in versione campo largo come Manfredi, che a Napoli (dov’è stato eletto sindaco anche lui al primo turno con un rotondo 62,9%) guida una giunta sostenuta da un’alleanza estesa dai Cinque Stelle a Italia Viva.
E lo conferma la storia delle battaglie fra sindaci e Governo, che hanno spesso visto confronti anche duri fra amministratori locali e ministri dello stesso partito o coalizione. Perché i numeri della finanza pubblica, e la realtà concreta delle norme che incidono sugli ordinamenti e sulla vita quotidiana degli enti locali, vincono su qualsiasi altra appartenenza.
Sul punto, i numeri del Governance Poll offrono spunti interessanti. In premessa, come sempre, va precisato che non si tratta di un sondaggio elettorale, per la semplice ragione che negli enti monitorati non ci sono elezioni e quindi non sono in gioco nemmeno candidati alternativi.
L’obiettivo è infatti quello di misurare il gradimento del sindaco da parte dei cittadini nei termini più diretti, riassunti nella domanda sulla disponibilità a rieleggerlo in caso di voto.
In quest’ottica, il gradimento dei sindaci sembra continuare a godere di una salute ottima, e in crescita. Quest’anno a superare la soglia del 50% di consenso sono 83 amministratori sui 97 monitorati, l’85,5%, mentre nell’edizione 2024 lo stesso risultato era stato raggiunto dal 77,5% degli “esaminati”. Tra i presidenti di Regione, è il 72% a ottenere il «sì» di almeno la metà degli interessati.
Un segno ulteriore di questa vivacità è nelle percentuali necessarie per raggiungere i gradini di vetta. Rispetto allo scorso anno, per esempio, Michele Guerra vede crescere di due punti il proprio gradimento, dal 63 al 65%, ma scende dal primo al secondo posto perché Fioravanti svetta con il 70%. Ma nel frattempo continua ad allargarsi la forbice fra Nord e Sud.
Nelle prime dieci posizioni, l’80% dei sindaci è settentrionale, nelle ultime dieci è invece meridionale il 70%. Le eccezioni non mancano, dal già citato Manfredi a Clemente Mastella che a Benevento segna il record di distanza positiva tra i numeri del Governance Poll e quelli restituiti dalle urne. Ma la tendenza è chiara, e individua gli elementi di fragilità che percorrono lo scenario comunque vivace dei Comuni.
Perché è vero che il protagonismo dei sindaci nei rapporti diretti con i cittadini non è in discussione, ed è stato alimentato in questi anni di Pnrr che hanno visto i Comuni fra i soggetti più attivi nella promozione e nella realizzazione del Piano. Ma è altrettanto indiscutibile che anche l’Italia dei Comuni è sempre più spaccata. E che le aree più fragili dal punto di vista finanziario, quelle meridionali, sono le prime ad avvertire in modo netto gli scricchiolii di un sistema che ha da anni spinto al massimo le entrate fiscali, ma vede crescere costantemente le pressioni sulla spesa, dal personale alla domanda crescente di welfare locale portata da un’Italia che invecchia e allarga la platea dei nuclei famigliari fragili.
L’aumento di una capacità di riscossione che a Sud spesso zoppica può tamponare il problema, che però è strutturale e promette di dominare l’orizzonte del futuro prossimo nelle amministrazioni locali. Anche se fin qui non sembra appassionare troppo il dibattito fuori dagli addetti ai lavori.
Fonte: Il Sole 24 Ore