
La Columbia University pagherà 200 mln per chiudere lo scontro con Trump
La Columbia University ha accettato di versare 200 milioni di dollari al governo federale Usa per chiudere il caso che la vedeva accusata di violazione delle norme antidiscriminazione. La decisione consente all’ateneo di recuperare la maggior parte dei finanziamenti tagliati a marzo, quando Washington aveva bloccato circa 400 milioni di dollari destinati alla ricerca e ai programmi universitari.
“Siamo a un punto di svolta dopo un lungo periodo di incertezza e pressioni continue”, ha dichiarato la presidente ad interim Claire Shipman, sottolineando l’intento dell’università di voltare pagina. Oltre alla somma destinata al governo, l’accordo prevede anche oltre 20 milioni di dollari in risarcimenti a dipendenti ebrei che avevano denunciato discriminazioni.
Donald Trump ha annunciato personalmente l’intesa sulla sua piattaforma Truth Social, esultando per quella che considera una vittoria politica e culturale: la Columbia, ha scritto, “si è impegnata a mettere fine alle politiche DEI (“Diversità, Equità e Inclusione”, ndr)” e a tornare a un sistema di ammissione “basato esclusivamente sul merito”.
Al centro del caso, le tensioni legate alle proteste studentesche contro la guerra a Gaza, considerate da alcuni esponenti conservatori manifestazioni di antisemitismo. L’università ha ribadito di non riconoscere alcuna colpa formale, ma ha ammesso che “sono accaduti episodi inaccettabili che hanno coinvolto studenti e docenti ebrei” e che “riforme profonde erano e restano necessarie”.
L’intesa prevede anche la nomina di un supervisore esterno, scelto congiuntamente, incaricato di monitorare il rispetto delle leggi federali su ammissioni, assunzioni e studenti internazionali.
Fonte: Il Sole 24 Ore