
La Consulta: illegittimo il tetto di 255mila euro annui per gli stipendi pubblici
È illegittimo il tetto agli stipendi pubblici introdotti nel 2014 dal Governo Renzi, che limita gli stipendi pubblici a 255mila euro all’anno. Torna in campo il vecchio aggancio al trattamento economico del primo presidente della Corte di Cassazione: 311.658,23 euro nell’ultimo decreto sul tema, che però risale appunto al 2014 e andrà rinfrescato.
È questo l’effetto della sentenza 135/2025 della Corte costituzionale, che investe da vicino le buste paga dei dirigenti pubblici di prima fascia ma nasce nell’ambito delle magistrature. Il punto sollevato dai giudici delle leggi riguarda infatti la tutela dell’indipendenza della magistratura, che in questa lettura trova le proprie salvaguardie anche nell’aspetto economico dei vertici. Il tetto originario, a 240mila euro poi rivalutato a partire dal 2011 in base agli aumenti medi intervenuti nel pubblico impiego, aveva superato un primo esame costituzionale nel 2017, quando però si configurava ancora come misura eccezionale e temporanea avendo solo tre anni di vita. Dopo 11 anni, invece, è evidente il suo carattere strutturale; di qui la decisione di rimuoverlo.
La previsione di un limite massimo agli stipendi erogati dalla Pa, invece, non è in sé incostituzionale. Il punto è la proporzionalità, e in particolare la tutela dei magistrati, che trova ovviamente riscontro nell’aggancio alla retribuzione del loro rappresentante più alto, cioè il primo presidente della Cassazione.
Il vincolo, però, non può distinguere categorie di dipendenti pubblici, per cui la novità investe anche i dirigenti pubblici, a partire ovviamente da quelli di prima fascia.
Fonte: Il Sole 24 Ore