La forza della decorazione – Il Sole 24 ORE

Credo che questo scritto di mio padre Piero sia molto esplicativo di come lui intendeva i paraventi: certamente oggetti d’arredo ma soprattutto oggetti da sogno. Sì, perché mio padre ha sempre lavorato per portare la fantasia, i sogni, l’immaginazione, l’arte sugli oggetti d’uso, nelle case di chi ama circondarsi di decorazione.

Ha sempre inteso la decorazione in relazione con la forma dell’oggetto su cui viene posta e il paravento è perfetto come supporto ai racconti che mio padre si immaginava di notte. Spesso mi raccontava di arredi incredibili che vedeva nei minimi dettagli in sogno, impossibili da realizzare da quanto fossero bizzarri e ricchi di materiali fantastici, inesistenti nella realtà. Riusciva a leggerne i particolari anche in sogno e a ricordarli in modo da “schizzarli” la mattina dopo e tradurli in realtà, quando possibile.

Infatti, questa sua debordante creatività è stata anche la ragione delle sue difficoltà imprenditoriali: non resisteva, voleva realizzare quei sogni così da ritrovarsi con un catalogo e uno showroom di 11mila articoli economicamente difficili da sostenere.

Ho sempre ritenuto che proprio la decorazione sia l’arte più versatile, applicabile sulle più svariate superfici non solo all’interno delle case ma ovunque. Sulle facciate delle case, negli edifici pubblici, negli spettacoli come scenografie e in molti altri campi.

È un mezzo potente di comunicazione che a volte è stato persino ostacolato, vedi il famoso libro Ornamento e delitto di Adolf Loos, che io strenuamente combatto. Mi piace citare Patrick Mauries quando parla di «puristi espiatori» perché esprime bene l’atteggiamento di chi ama all’eccesso il minimalismo, che, per carità, lungi da me disprezzare. D’altronde, mio padre stesso amava molto l’essenzialità di un certo design giapponese.

Fonte: Il Sole 24 Ore