
La Libia emette ordine di comparizione per Osama Almasri
La Procura generale della Libia ha emesso un ordine formale di comparizione nei confronti di Osama Najim Almasri, ex alto ufficiale del dispositivo di sicurezza penitenziaria, in relazione alle imputazioni del mandato di arresto della Corte penale internazionale (Cpi) che includono reati quali stupro, tortura, omicidio trattamento inumano, detenzione arbitraria e altri reati riconducibili a crimini contro l’umanità. Lo ha reso noto l’Ufficio della procura generale della Libia su Facebook, chiarendo che “la Procura ha avviato un procedimento pubblico nei suoi confronti secondo le norme della giurisdizione nazionale”.
L’iter
La Procura ha quindi “avviato il procedimento preliminare esaminando gli elementi dei reati menzionati nel mandato d’arresto emesso dalla Camera preliminare della Corte Penale Internazionale. Ha poi esaminato i fatti trattati dai tribunali nazionali prima dell’emissione del mandato d’arresto per determinare se corrispondono agli elementi dei reati menzionati nel mandato. La Procura ha infine richiesto un ordine di comparizione per l’interessato”. Il provvedimento di convocazione segue un precedente interrogatorio avvenuto il 28 aprile 2025, durante il quale Almasri è stato formalmente informato delle accuse a suo carico”, si legge nel comunicato. “Le sue risposte sono state verbalizzate. E l’accusa ha quindi iniziato a raccogliere informazioni pertinenti e ha rinviato l’udienza successiva fino all’elaborazione della richiesta di assistenza legale presentata dall’accusa all’Ufficio del Procuratore della Corte Penale Internazionale, al fine di fornirle prove dei fatti oggetto dell’accusa e materiale a supporto”, conclude la nota.
Bongiorno valuta denuncia per divulgazione atti
Da fonti di governo trapela che l’avvocato Giulia Bongiorno starebbe valutando la presentazione di una denuncia contro ignoti per divulgazione di atti coperti dal segreto e che non sono stati ancora resi alle parti interessate, in riferimento a quanto emerso oggi sui media sulle comunicazioni intercorse tra i funzionari del ministero della Giustizia sul caso Almasri. Bongiorno è la legale dei quattro indagati: la premier Giorgia Meloni, il sottosegretario Alfredo Mantovano ed i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi.
Pd: Nordio non può rimanere un secondo di più
“Apprendiamo da fonti di stampa che il ministro Nordio avrebbe detto il falso nel corso dell’informativa urgente al Parlamento sul caso Almasri. Contrariamente a quanto dichiarato pubblicamente, il ministero avrebbe avuto notizia dell’arresto non il lunedì 20 gennaio, ma ben prima, già nel pomeriggio della domenica precedente e avrebbe avuto tutto il tempo di regolarizzare l’avvenuto arresto. Un ministro che, assumendo l’incarico ha giurato sulla Costituzione e che avrebbe mentito in una informativa al Parlamento, non può rimanere nel proprio ruolo un secondo di più. E neppure il suo staff su cui emergono evidenti responsabilità. E ciò a prescindere da qualsiasi ipotesi di reato”. Lo afferma in una nota Debora Serracchiani, responsabile Giustizia nella segreteria nazionale del Pd. “Va detto, inoltre, che la decisione di liberare il criminale violentatore di bambini e di riaccompagnarlo in Libia addirittura con un volo di Stato, è stata una scelta politica precisa di cui si deve assumere la responsabilità la Presidente del Consiglio”.
Fonte: Il Sole 24 Ore