La manovra fa i conti con i numeri dell’Irpef: taglio da 35 a 33% con effetti a portata ridotta

La manovra fa i conti con i numeri dell’Irpef: taglio da 35 a 33% con effetti a portata ridotta

Il taglio dell’aliquota intermedia al 33% interesserà circa 12,5 milioni di contribuenti (il numero esatto dipenderà da dove verrà posizionata l’asticella di reddito superiore). I risparmi andranno a ogni categoria di contribuente, dai dipendenti ai pensionati, da professionisti e imprenditori con partita Iva (quelli che ancora pagano l’Irpef, esclusi quindi quanti hanno scelto la flat tax o il concordato) sino ai titolati di ogni altra forma di reddito soggetta a Irpef, come a esempio i redditi immobiliari non tassati con cedolare.

Nessun vantaggio arriverà ai redditi inferiori a 28mila euro, i quali – questa sembra essere la spiegazione del governo – hanno beneficiato della prima rimodulazione dell’Irpef e dell’ampliamento della riduzione del cuneo, misure in vigore già nel 2024, ma che quest’anno – con la stabilizzazione prevista dalla manovra per il 2025 – non hanno avuto vantaggi ulteriori (anzi, in alcuni casi c’è stata qualche piccola penalizzazione). Per contro, la stabilizzazione del cuneo fiscale, trasformato in una nuova detrazione d’imposta, ha esteso quest’anno i risparmi ai dipendenti con reddito da 35mila euro, con mille euro di prelievo in meno all’anno, che si azzerano a 40mila euro (il “vecchio” taglio al cuneo si esauriva a 35mila euro).

Una fotografia che forse spiega le ragioni delle nuove scelte del governo: qualcuno ha avuto in passato, altri avranno ora. Il nuovo mantra, d’altra parte, è quello di una riduzione del prelievo fiscale finalizzata, come spesso ha ricordato il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, a «venire incontro al ceto medio». Una categoria sociale non facile da definire, per di più perché il fisco stesso già a 50mila euro applica l’aliquota massima di tassazione del 43 per cento. E tassare un reddito medio con l’aliquota marginale massima non è certo una cosa che brilla per coerenza (l’aliquota del 43% per i redditi oltre 50mila euro è stata introdotta con la manovra del 2022 del governo Draghi).

Risparmi variabili

Comunque, quel che si può rilevare è che con la nuova aliquota del 33%, il taglio dell’Irpef toccherà il suo massimo risparmio di 440 euro all’anno per i contribuenti con reddito da 50mila euro in su (il 2% di 22mila euro, ovvero la distanza tra il livello minimo e massimo dello scaglione), fino al limite reddituale che sarà individuato: 36 euro al mese. Per i redditi più bassi, compresi tra 28mila e meno di 50mila euro, il risparmio sarà più contenuto. A 40mila euro di reddito, si avranno 20 euro al mese in più; a 30mila euro ci si dovrà accontentare di 3 euro e 30 centesimi al mese, 40 euro all’anno.

Tagliare l’Irpef, ovviamente, va bene (in realtà, si dovrebbe pensare anche a “riformare” l’imposta, come sancisce la delega fiscale, la cui attuazione su questo tema sembra parecchio latitante). Ma si deve anche fare attenzione a come vengono utilizzate le (poche) risorse disponibili. Quello che si profila appare un intervento che rappresenta un minimo aiuto (comunque insufficiente) per i redditi medi e un beneficio forse addirittura impercettibile per i redditi più elevati.

Fonte: Il Sole 24 Ore