La Polizia, storia di un’evoluzione molto lenta

La Polizia, storia di un’evoluzione molto lenta

Attraverso un ampio scavo archivistico, condotto consultando in primis le carte del Ministero dell’interno, Giovanna Tosatti ricostruisce la storia della polizia di Stato italiana dall’istituzione della direzione generale di Pubblica Sicurezza sul modello piemontese, all’indomani dell’Unità, alle recenti trasformazioni, legate alle normative europee. L’analisi è incentrata soprattutto sulla ricostruzione della storia dell’amministrazione.

Natura autoritaria

Tosatti riflette sulle dinamiche di lungo periodo che hanno contraddistinto la polizia italiana, la cui cifra, secondo l’autrice, risiede nella «natura autoritaria intrinseca sin dalle origini all’istituzione, dimostratasi tenacemente impermeabile anche all’alternarsi di governi di segno politico diverso». Ne fu un esempio esplicativo il permanere nell’Italia repubblicana del Testo unico del 1931, approvato in pieno fascismo e smantellato, di volta in volta, solo grazie alle sentenze della Corte costituzionale.

Si verifica nella storia della polizia quanto accade per altre amministrazioni: l’elemento della continuità prevale su quello della rottura. Sicché l’evoluzione istituzionale, pure presente, è però lenta, e dipende a volte più che da riforme organicamente predisposte, dall’urgenza dei tempi (come nel caso delle riforme seguite ai fatti del G8 di Genova) o da stimoli di natura esogena.

Pagine di grande interesse sono dedicate all’organizzazione dell’apparato informativo: dai grandi schedari dei sovversivi congegnati nell’età crispina, alle “zone” Ovra e alla Divisione di polizia politica, fino ad arrivare agli uffici che operarono nell’Italia del secondo dopoguerra. In particolare, viene ricostruito il funzionamento della Divisione affari riservati, istituita nel 1948 e diretta, prima di fatto e poi ufficialmente, tra il 1960 e il 1974 dal discusso Federico Umberto D’Amato, poi coinvolto, secondo alcune ricostruzioni giudiziarie, nella strage neofascista di Bologna.

Fonte: Il Sole 24 Ore