La proposta di Lula: «Creare un Consiglio per il clima all’Onu»
RIO DE JANEIRO – L’inarrivabile umorismo dei brasiliani, i padroni di casa della Cop30 aperta ieri a Belem, istilla perplessità sulla buona riuscita del vertice, soprattutto in ragione di un difficile negoziato, non in agenda, ma di importanza capitale: l’ospitalità dei 50mila partecipanti ai lavori. Costretti ad affrontare le difficoltà legate a una offerta alberghiera totalmente disallineata alla domanda. La nave da crociera, un transatlantico, messa a disposizione solo pochi giorni fa dal governo, potrebbe tamponare l’emergenza ma apre il tema della sicurezza delle delegazioni.
In effetti, lo stesso presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula, lo ha spiegato bene: «Organizzare la COP qui è una sfida grande quanto quella di porre fine all’inquinamento del pianeta. Abbiamo deciso di accettare la sfida per dimostrare che non c’è nulla di impossibile per l’uomo».
«Il clima non è una minaccia futura – ha proseguito Lula – è una tragedia presente. L’uragano Melissa che ha colpito i Caraibi e il tornado nel Paraná hanno causato vittime e lasciato una scia di distruzione. Dalle siccità e dagli incendi in Africa e in Europa alle inondazioni in Sud America e nel Sud-Est asiatico, l’aumento della temperatura globale diffonde dolore e sofferenza, soprattutto tra le popolazioni più vulnerabili. La Cop30 sarà la Cop della verità. Nell’era della disinformazione, dove gli oscurantisti rifiutano non solo le prove scientifiche, ma anche i progressi del multilateralismo».
Da qui la proposta avanzata da Lula: «Per andare avanti è necessaria una governance globale più solida, in grado di garantire che le parole si traducano in azioni. La proposta di creare un Consiglio per il clima, collegato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, è un modo per dare a questa sfida l’importanza politica che merita».
L’emergenza climatica è un tema “multifacetado”, così dicono i brasiliani. Ovvero presenta molte sfaccettature. Tra queste quella della iniquità dello sviluppo socioeconomico. Ecco perché Lula ha chiarito che «una transizione equa deve contribuire a ridurre le asimmetrie tra il Nord e il Sud del mondo, forgiate da secoli di emissioni. L’emergenza climatica è una crisi di disuguaglianza. Essa espone e amplifica ciò che è già inaccettabile. Approfondisce la logica perversa che definisce chi è degno di vivere e chi deve morire».
Fonte: Il Sole 24 Ore