
La rivoluzione cinese nella città di San Francesco da Paola
Il maoismo, al di là delle facili ironie sulla stagione in cui il Libretto rosso era un feticcio per molti giovani italiani della sinistra extraparlamentare – “Servire il popolo” finirà storpiato in “Servire il pollo” -, è stata l’incarnazione del marxismo-leninismo più vicina alla realtà contadina del Sud per la sua natura rurale. Nel documentario, si sente Lo Giudice paragonare il ruolo degli attivisti, dei giovani intellettuali, a quello dei semi necessari a far fiorire il terreno costituito dal popolo. Gli aforismi si addicevano al maoismo. Alcuni ancora famosi: “La rivoluzione non è un pranzo di gala”, “Non importa di che colore è il gatto, basta che acchiappi il topo” (ripresa da Confucio).
Inchiodata al suo destino storico di massa inerte e agita, dunque invasa dalle superstizioni o dai soprusi, secondo la lettura di Ernesto De Martino, la gente del Sud, quella calabrese in particolare, veniva dunque vista come potenziale incubatrice della rivoluzione. Episodiche ma clamorose ribellioni, come i moti di Reggio Calabria nel 1970, hanno acceso i riflettori realtà altrimenti dimenticate o viste solo come zone di atavismi, emigrazione, spopolamento. A dire il vero, i moti di Reggio Calabria, culminati con i blindati sul lungo mare, come non si vedeva dalla seconda guerra mondiale, sono stati cavalcati dal Movimento sociale di Ciccio Franco, al grido “Boia chi molla”, con Oriana Fallaci a intervistare il leader politico di destra ormai latitante. Enzo Lo Giudice sarà tra i pochi se non l’unico comunista cui verrà concesso di parlare alla folla durante quei mesi irripetibili.
Abbandonata la militanza, che aveva messo a dura prova anche la famiglia, con la moglie insegnante a sostenere il peso economico, mentre si avvicinavano gli anni ’80 del riflusso, del disimpegno e del rampantismo Lo Giudice si metterà a fare l’avvocato pur mantenendo una spinta ideale e continuando a considerare la giustizia come funzione della giustizia sociale. Senza una società più giusta, cioè più vicina ai bisogni degli ultimi, ogni riforma della giustizia come pure della scuola o di altri pilastri dell’ordinamento repubblicano risulterà vana e puramente formale.
Realizzare la Costituzione
Altro che Libretto rosso: realizzare la Costituzione sarebbe già una conquista rivoluzionaria.
Dopo essersi trasferito a Milano, lo vediamo impegnato in cause che riguardano il diritto societario, ma anche nella difesa dei terroristi, dei “compagni che sbagliano”. Negli anni ’90, gli anni tumultuosi di Tangentopoli, arriva la notorietà con la nomina a legale di Bettino Craxi, ma anche un impegno professionale difficile da far coincidere, per un osservatore esterno, con la militanza maoista delle origini. “… ah, salutami quel comunista di tuo padre”, diceva Bettino al figlio Salvatore. “L’ultimo comunista sulla terra. Siamo rimasti solo io e lui ad avere letto Il Capitale. E ad averlo capito. Io in un senso, quello giusto, lui nell’altro. Addio!”
Fonte: Il Sole 24 Ore