La Russa a Fenix: «La fiamma tricolore è un simbolo di amore e libertà»

La Russa a Fenix: «La fiamma tricolore è un simbolo di amore e libertà»

Ci sono i simboli, la memoria storica. Ma anche le metafore calcistiche, la politica del ’noi contro loro’, o meglio, del ’loro contro noi’. È un Ignazio La Russa che quasi sveste i panni del presidente del Senato per re-indossare quelli del militante quello che oggi, 18 settembre, ha parlato dal palco di Fenix, la kermesse di Gioventù Nazionale (organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia) svoltasi a Roma, nel quartiere Eur.

Mostra la t-shirt della festa. «Il davanti di questa maglietta è bello, ma il di dietro ancora di più, perché c’è la fiamma. Hanno voglia di dire, la fiamma è un simbolo di amore e di libertà…», dice. Poi la memoria: «Facciamo noi il minuto di silenzio» per Charlie Kirk (attivista di estrema destra ucciso da un killer negli Stati Uniti), «che alcuni esponenti di sinistra hanno negato, anche ieri a Milano». Rievoca gli anni di piombo: «I lutti ci sono stati a destra e a sinistra. Ho ricordato Ramelli, ma anche Fausto e Iaio». E propone una lettura asimmetrica della violenza politica: «Ma se è vero che la violenza c’è stata sia contro ragazzi di destra sia di sinistra, in questa triste drammatica classifica degli episodi di violenza assurda non c’è mai stato un agguato sotto casa da parte di ragazzi di destra, anche di quelli lontani mille anni dal Movimento sociale italiano. Mai c’è stato un episodio di violenza di aspettare a freddo sotto casa: il cucchino».

Il registro si sposta poi sulla contesa presente. Nel mirino, le opposizioni: «L’unica cosa su cui sono stati sinceri è quando hanno detto che la loro è un’alleanza di scopo. Sono uniti solo dai ’no’, non c’è uno straccio di programma comune. Io sono contento, perché quando anche l’alleanza di scopo dovesse perdere, vedrete come piangeranno lacrime amare…». L’iperbole calcistica sigilla il frame: «Li abbiamo battuti. Ed è come se il Real Madrid, mi scusino i madrileni se li offende, giocasse con la Cremonese, perché agli occhi della sinistra loro erano il Real e noi eravamo la Cremonese, ma la Cremonese vince il campionato, li sbaraglia e gli fa fallire tutte le previsioni». E la chiosa: «Prima o poi ci sarà una rivincita, nel prossimo secolo». È uno storytelling identitario: capovolgere i rapporti di forza attesi, restituire alla base l’idea di un successo contro pronostico, ridisegnare la mappa del consenso come rivincita sociale e culturale.

C’è l’elogio della leadership: «Giorgia Meloni è diventata il punto di riferimento di tutto il centrodestra mondiale… Grazie Giorgia!». E c’è il tentativo di abbracciare la via della moderazione: «Forse il clima di odio a sinistra nasce dal convincimento di una pretesa superiorità morale… Dobbiamo essere coerenti con noi stessi e non accettare che qualcuno cerchi di rigirare la frittata. Noi dobbiamo insistere nel sostenere che vanno abbassati i toni da parte di tutti». E ancora: «Non c’è una equiparazione possibile tra quello che facciamo noi per alzare i toni e quello che fa la sinistra sempre. Noi siamo gli unici disposti a dire facciamo un passo indietro. Siamo solo noi a dire facciamo un passo indietro».

Sul versante della militanza, La Russa traccia una linea di demarcazione etica: «Nel movimento giovanile non mi è mai capitato di partecipare a una iniziativa tesa a impedire una manifestazione degli altri. Da destra non è mai arrivato questo tentativo. Non abbiamo mai disturbato un comizio degli altri. Non abbiamo mai impedito a uno studente di entrare in una università. Ricordatela sempre questa differenza di cui dobbiamo essere orgogliosi».

Fonte: Il Sole 24 Ore