
La scrivania di Hegel – Il Sole 24 ORE
Dopo la morte di Hegel, avvenuta nel 1831, la scrivania passò di mano in mano a Berlino, perdendo progressivamente il suo splendore storico. Finì alla Clinica Elisabeth di Berlino- Schöneberg, dove lavorava la vedova di Hegel. Nel 1843, i seguaci del filosofo si lamentarono sul “Morgenblatt für gebildete Leser”, denunciando che la scrivania, su cui Hegel aveva scritto “opere immortali”, veniva usata come “tavolo da cucina” nella dispensa della clinica. Solo dalla metà degli anni Novanta la scrivania tornò infine all’Università Humboldt, dove Hegel aveva ricoperto la cattedra di Johann Gottlieb Fichte e, successivamente, era divenuto rettore.
Una lunga ricerca nei corridoi dell’Università Humboldt
“Su questo tavolo, Hegel probabilmente scrisse i Lineamenti di filosofia del diritto,” spiega Becchi. Era il 1820, due anni dopo il suo arrivo a Berlino. Il filosofo si immagina Hegel seduto a questo tavolo, circondato da dozzine di libri e fogli sparsi. Così sono spesso i filosofi: disordinati nella pratica, ordinati nella teoria.
A 70 anni, Becchi va in pensione e guarda indietro a una vita segnata da grandi pensatori come Kant e Hegel. Il filosofo ha percorso un lungo cammino accademico: da una posizione come assistente presso l’Università del Saarland, a borse di studio prima del Deutscher Akademischer Austauschdienst poi della Alexander von Humboldt Stiftung, fino a una cattedra di Filosofia del diritto all’Università di Genova. A Saarbrücken ha lavorato con Karl-Heinz Ilting, occupandosi delle lezioni hegeliane sulla filosofia del diritto. Ilting, un rinomato studioso di Hegel, è stato il primo a riconoscere appieno l’importanza delle lezioni hegeliane sulla filosofia del diritto.
I Lineamenti di filosofia del diritto non sono solo un’opera fondamentale della filosofia del diritto, ma anche un testo chiave per comprendere come Hegel concepisse lo Stato come sintesi tra la filosofia antica e il diritto naturale moderno. Lo Stato è una comunità politica che rispetta la libertà individuale.
Le lezioni di Hegel: un modo per aggirare la censura
Il pensiero di Hegel, tuttavia, non fu mai facile da comprendere. In particolare, egli concepiva lo Stato non come il prodotto di strutture di potere, ma come espressione dello sviluppo culturale e nazionale di un popolo. Per Hegel, lo Stato in generale era un prodotto della modernità e rappresentava la concretizzazione della libertà dell’individuo all’interno di una comunità politica.
Fonte: Il Sole 24 Ore