La sfida per la fusione nucleare parte dal centro Enea di Frascati

La sfida per la fusione nucleare parte dal centro Enea di Frascati

La sfida per la produzione di energia dalla fusione nucleare parte dal centro Enea di Frascati. Qui, nel polo delle ricerche dove, da anni, si studia proprio il processo della fusione, è stata progettata un’infrastruttura strategica e all’avanguardia per sperimentare e qualificare i 26 super magneti superconduttori destinati al Divertor Tokamak Test, meglio noto come il Dtt. Ossia il reattore sperimentale «100% italiano» in costruzione nel polo scientifico del centro laziale. L’infrastruttura si chiama Frascati Coil Cold Test Facility (Fcctf) e nello specifico «è stata progettata per collaudare, in condizioni operative reali, il sistema magnetico di Dtt costituito da 18 bobine toroidali, 6 moduli del solenoide centrale e 2 bobine poloidali, realizzate con superconduttori a bassa temperatura critica che operano alla temperatura dell’elio liquido pari a -269 °C».

Una struttura a disposizione della ricerca

Una struttura importante, come ribadiscono i ricercatori, che non servirà solamente da supporto al reattore Dtt ma sarà a disposizione della comunità scientifica internazionale per altri studi. Come, le «indagini e la qualifica di prototipi di cavi superconduttori ad alta temperatura critica, che operano fino alla temperatura dell’azoto liquido, pari a -196 °C, favorendo lo sviluppo di tecnologie di frontiera utili anche per altre applicazioni come trasporti e reti elettriche». A ribadirne l’importanza è Francesco Romanelli, presidente di Dtt Scarl e docente di Fisica dell’Energia Nucleare all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. «Con il Frascati Coil Cold Test Facility, mettiamo a disposizione della comunità scientifica internazionale un’infrastruttura unica per testare tecnologie chiave per la fusione – commenta -. Una volta operativa impiegherà un team di 10 tra tecnici e ricercatori, contribuendo in modo significativo allo sviluppo delle tecnologie per la fusione nucleare, una delle sfide energetiche più ambiziose del nostro tempo». Non solo: Il laboratorio Fcctf verrà inoltre utilizzato «per qualificare il sistema di alimentazione elettrica delle bobine toroidali (che verrà poi utilizzato nelle operazioni del reattore Dtt) e i dispositivi di sicurezza che proteggono i magneti da eventuali anomalie come il quench, un fenomeno che può degradare i superconduttori e compromettere il funzionamento delle bobine».

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Fonte: Il Sole 24 Ore