La sicurezza delle cure in ospedale resta la Cenerentola: risorse contate in attesa del Pnrr

Non basta più occuparsi solo del rischio sanitario, ma è necessario prevenirlo con preparazione e risorse adeguate. Le strutture sanitarie italiane sono ancora esposte a vulnerabilità che potrebbero essere compensate da formazione, informazione e modelli di finanziamento del rischio basati sull’evidenza e qualità dei dati anche nelle eventuali strategie di trasferimento del rischio al mercato assicurativo.A sottolinearlo è una indagine su 100 strutture dalla quale emerge che il 73% considera insufficienti le risorse destinate appunto al «risk management»

Risorse insufficienti in attesa del Pnrr

Ad accendere i rilettori sul fronte della sicurezza delle cure è il volume «Risk management sanitario in Italia – Indagine su strumenti e risorse destinate alla sicurezza delle cure», realizzato da Relyens, gruppo mutualistico europeo di assicurazione e gestione dei rischi in ambito sanitario, con la collaborazione di Federsanità, Confederazione che associa Asl, ospedali e Irccs insieme ai rappresentanti dei Comuni. Gli esiti dell’indagine fotografano una situazione di difficoltà dove, a fronte di competenze e professionalità, vi sono investimenti spesso insufficienti, che potrebbero trovare respiro nelle potenzialità rappresentate dai fondi del Pnrr. Non a caso, il 73% degli intervistati ritiene che la funzione del risk management non disponga di risorse economiche sufficienti. Laddove ci sono, l’11%, queste sono limitate entro la soglia di 5mila euro per il 40% dei rispondenti: somma inadeguata per il 70% di chi ha risposto al questionario. Ecco perché risultano importanti in tal senso le risorse del Pnrr, con un modesto 34% degli intervistati che conferma la pianificazione di progetti relativi alla missione 6 del Piano, a cui si aggiunge un 27% che ha risposto “in parte”.

Cruciale la formazione sulla cultura del rischio

Nella gestione del rischio ospedaliero, per poter costruire un ecosistema sanitario sicuro, efficiente e sostenibile a 360 gradi, come auspicato nella Legge 24/2017 Gelli-Bianco, risultano fondamentali la formazione e la preparazione. Infatti, la formazione annuale mirata allo sviluppo delle competenze è confermata dal 60% dei rispondenti e «in parte» da un ulteriore 21%. Inoltre, l’83% dei rispondenti valuta le suddette competenze «adeguate» o «Abbastanza adeguate». Il 70% dei rispondenti conferma, inoltre, che la diffusione della cultura del rischio, declinata in un insieme di attività plurime di sensibilizzazione, promozione e formazione, è una priorità aziendale perseguita. Per Tiziana Frittelli, Presidente di Federsanità «le informazioni emerse nello studio prodotto con Relyens consentono di rilevare alcuni indicatori di osservazione dell’effettivo modello organizzativo delle attività di risk management presente oggi nelle strutture, con un approccio orientato all’evidenza del dato. Certamente un ulteriore, prezioso, elemento di riflessione e di indirizzo sulle progettualità da sviluppare in tema di sicurezza delle cure». «Come Relyens, crediamo che la prossimità alle strutture sia un elemento imprescindibile per accompagnarle nelle loro sfide e avere un quadro chiaro e sempre aggiornato sullo status quo della nostra sanità», ha aggunto Anna Guerrieri, Risk manager director di Relyens in Italia.

Fonte: Il Sole 24 Ore