La Spagna multa Meta: «Dia mezzo miliardo agli editori»

La Spagna multa Meta: «Dia mezzo miliardo agli editori»

Meta è stata condannata in Spagna a pagare 479 milioni di euro agli editori digitali per pratiche considerate anticoncorrenziali e in violazione del regolamento europeo sulla protezione dei dati. Una sentenza che, al di là di come finirà, è già la più pesante mai emessa da un tribunale spagnolo nei confronti del gruppo guidato da Mark Zuckerberg. La decisione arriva al termine di un procedimento avviato da 87 testate online e agenzie di stampa, che accusano il colosso di Palo Alto di utilizzare in modo illecito i dati degli utenti per la pubblicità comportamentale su Facebook e Instagram.

Più nel dettaglio, secondo il Tribunale commerciale di Madrid, il gigante proprietario anche di WhatsApp, avrebbe ottenuto un «significativo vantaggio competitivo» nel mercato pubblicitario spagnolo grazie all’uso di informazioni personali raccolte e trattate senza un adeguato fondamento giuridico, come richiesto dal GDPR. La condotta avrebbe consentito all’azienda di generare ricavi pubblicitari extra, a discapito degli editori che competono per lo stesso mercato.

Accuse che chiaramente Meta respinge. La società californiana, infatti, ha già annunciato battaglia legale. «Si tratta di una decisione infondata, priva di prove concrete di danni e che ignora deliberatamente il funzionamento dell’industria pubblicitaria online», ha dichiarato un portavoce dell’azienda all’agenzia Reuters, sottolineando come Meta ritenga di aver sempre fornito agli utenti trasparenza, strumenti di controllo e informazioni chiare sul trattamento dei dati.

Al centro di questa controversia lega, però, c’è un dettaglio piuttosto profondo. E cioè il cambio di base giuridica adottato da Meta nel maggio 2018, quando entrò in vigore il GDPR. Da allora, infatti, la società passò dal consenso dell’utente alla giustificazione del “contratto” per continuare a proporre pubblicità personalizzata. Una scelta ritenuta poi non conforme dai garanti europei.

Fonte: Il Sole 24 Ore