
La strategia della bresaola contro i dazi: in cosa consiste la proposta di Lollobrigida
«C’è da scommetterci che in tanti penseranno all’ennesima boutade ma invece la proposta del ministro Lollobrigida di provare a produrre bresaola con carne importata dagli Stati Uniti per poi riesportarla verso gli Usa può stare in piedi». Ne è convinto Davide Calderone, direttore generale di Assica, l’associazione italiana delle industrie dei salumi e delle carni lavorate.
La proposta del ministro è stata formulata nell’ambito del negoziato tra Ue e Usa per cercare di limitare i danni dei dazi statunitensi. L’Italia e l’Europa, infatti, stanno cercando di venire incontro alla richiesta americana di ridurre il proprio deficit commerciale aumentando gli acquisti di prodotti a stelle e strisce. In quest’ottica in Italia si è sviluppato un dibattito sulle materie prime sulle quali l’Italia è deficitaria (mais, soia e anche grano duro) e per le quali il nostro Paese potrebbe incrementare gli acquisti dagli Stati Uniti.
Anche la carne per la Bresaola, quindi, può rientrare in questo novero di prodotti ma occorre però allargare il discorso.
La Bresaola è una specialità tutta italiana: un salume a base di carne bovina che è prodotto al 90% con carne importata. Per questo la Bresaola della Valtellina si fregia del marchio Igp anzicché di quello Dop perché il primo consente libertà di approvvigionamento delle materie prime mentre, invece, la Dop richiede esclusivamente materie prime locali.
La Bresaola della Valtellina è prodotta con percentuali superiori al’80% con carne importata dal Brasile perché negli anni i produttori valtellinesi hanno individuato nelle carni di una razza bovina allevata in Brasile, lo Zebu, le materie prime migliori per realizzare il loro prodotto.
Fonte: Il Sole 24 Ore