
La Tv rallenta insidiata dai social, tengono informazione e on demand
Le televisioni generaliste restano ancora la base di partenza dell’informazione e dell’intrattenimento italiani, ma con un sottofondo che suona ormai chiaramente: lo spettatore se ne va, lentamente ma inesorabilmente.
Per la televisione italiana che ha chiuso i battenti della stagione 2024-2025 (dal 15 settembre al 31 maggio) – e che si preoccupa a servire l’antipasto della nuova stagione con le presentazioni dei palinsesti in programma per Rai (27 giugno); La7 (3 luglio); Mediaset (8 luglio) – il bilancio mostra sia una parte vuota sia una parte piena del bicchiere. Riguardo a questo’ultima: chi si aspettava un crollo non è stato accontentato. Quanto alla parte vuota del bicchiere però i dati Auditel elaborati dallo Studio Frasi lasciano poco spazio a dubbi: si guarda meno la Tv. O meglio, si guarda meno la televisione lineare in tempo reale. In prima serata l’audience media è scivolata sotto quota 20 milioni per la prima volta, con una perdita secca di oltre 326mila spettatori (-1,6%). Una ferita non rimarginata né dai canali “non riconosciuti” da Auditel – Netflix, Disney+ e gli altri over-the-top crescono solo di 45mila unità – né dai dispositivi alternativi. Il televisore resta acceso, ma meno di prima. Solo la visione on demand dei programmi “persi” in diretta – un fenomeno in crescita del 4% – sembra offrire un indizio di resilienza: chi ama davvero la Tv, se la va a cercare anche dopo. In definitiva: fra riconosciuto e non riconosciuto si parla di 10,3 milioni di audience nel giorno medio (-1,28%) e 23,9 milioni in prima serata (-1,16%).
Nella classifica degli editori si guarda più Mediaset nel giorno medio (3,14 milioni; 37,28%; -2,82% di audience contro i 3 milioni della Rai con 36,41% di share e calo audience del 3,13%) e più Rai in prima serata (7,5 milioni; 37,9% di share e -0,76% di audience contro i 7 milioni di Mediaset; 35,45% di share e -5,29% di audience). E in ogni caso più Rai 1 di qualsiasi altra rete: 4,7 milioni in prima serata (+5,5%) e 1,63 milioni nel giorno medio (+0,68%). All’opposto invece Canale 5 lascia sul terreno l’11% dei propri spettatori di prima serata (-349.266 a 2,8 milioni) e il 6,2% dei pubblici dell’intera giornata (-96mila per scendere a quota 1,43 milioni di media).
Se Rai 1 va forte, le altre reti generaliste del servizio pubblico faticano. Rai 2 retrocede in prima serata fino all’ultima posizione tra le sette sorelle della Tv italiana (si veda tabella in pagina), superata in un colpo solo da Italia 1 e da una Rete4 sorprendente. Quest’ultima, infatti, cresce del 7,9%, arrivando a 930.362 spettatori.Ma il colpo lo firma anche La7: complice una programmazione informativa incisiva in tempi agitati, la rete di Cairo guadagna il 5,94%, conquistando il quarto posto in prima serata con 1,171.668 spettatori, superando Rai 3.
In questo quadro appare evidente la dinamica della funzione di traino dell’informazione in Tv, sancita per l’Italia anche dall’ultimo Digital News Report di Reuters .«I social – commenta Francesco Siliato, media analyust dello Studio Frasi – rendono tutto più semplice: mi piace, non mi piace; lo dico, lo scrivo, lo fotografo. Poi dal mondo arriva la complessità, le guerre si avvicinano e richiedono attenzione. Occorre capirne di più e la televisione torna centrale». Ecco così che il Tg1 della sera si conferma il più visto (4,6 milioni; 24,49% di share e audience cresciuta dello 0,2%), seguito da Tg5 (3,6 milioni; 19,25% di share e -3,49% di audience); Tgr (2,4 milioni; 13,81%; -0,34%); Tg3 (1,84 milioni; 12,44%; -0,90%); Tg La7 (1,4 milioni; 7,28%; +10,38%); Tg2 (897.517; 4,84%; -9,7%); Tg4 (640.373; 4,35%; +16,95%): Studio Aperto (573.552; 4,74%; 10,02%). In crescita anche l’all news di SkyTg24 (+7,07% a 55mila spettatori). Boom del Tg di La7 dunque, ma con gli occhi puntati sul post Instagram del direttore Enrico Mentana: «Il 2 luglio saranno 15 anni da quando presi la guida del TgLa7» e ancora: «Devi capire tu quando è il momento di staccare, senza che siano gli altri, o il pubblico, a dirtelo»
Fonte: Il Sole 24 Ore