
La Valle d’Aosta lancia la certificazione della biodiversità per valorizzare prodotti e ambiente
«L’agricoltura in Valle d’Aosta è inserita in modo armonioso nel territorio e si basa essenzialmente sulla valorizzazione della biodiversità – dichiara Mauro Bassignana dell’Institut Agricole Régional – la grande prevalenza di prati e pascoli permanenti è una caratteristica distintiva della nostra regione ed è associata alla presenza di una flora e una fauna ricche di specie. Gli studi condotti dallo Iar, inoltre, hanno messo in evidenza alti livelli di biodiversità vegetale e animale non solo nei prati e pascoli, ma anche nei frutteti e nei vigneti valdostani. Questo progetto, quindi, intende mettere in atto un percorso innovativo di certificazione, sia a livello delle singole aziende sia a livello del territorio, per esaltare il legame tra pratiche agricole, territorio e biodiversità e per valorizzare i prodotti agricoli locali attraverso un marchio di qualità riconosciuto».
Pratiche sostenibili
«L’idea di aderire a questo progetto – afferma Nicolas Bovard, presidente Cave Mont Blanc de Morgex et la Salle – è di cominciare ad analizzare le nostre pratiche agricole per capire a quale livello siamo di sostenibilità e come e di conseguenza se possiamo migliorarci in futuro, valorizzando così i nostri vigneti e quindi la coltivazione maggiormente rappresentativa il Prié Blanc».
«L’aver pensato, stimolato e condiviso questo progetto – sottolineano Alessia Gontier e Elio Gasco, rispettivamente presidente e direttore Coldiretti Valle d’Aosta – permetterà alle aziende agricole coinvolte nella sperimentazione di ottenere uno strumento per la certificazione della biodiversità derivante dall’adozione di pratiche agricole sostenibili che consentiranno un risultato a largo spettro sia per la conservazione della biodiversità del territorio e sia nei confronti dei consumatori, grazie all’attestazione che i prodotti siano stati ottenuti grazie a pratiche aziendali che consentano un’antropizzazione sostenibile del nostro sì bello ma alquanto difficile territorio, la Valle d’Aosta».
«Siamo fieri di partecipare a questo progetto- così dice Camillo Rosset, sindaco del Comune di Nus – il Comune ha sempre creduto nella conservazione dell’habitat originale di Saint Barthélemy, attraverso la conservazione delle attività agricolo pastorali e la creazione di un turismo ecosostenibile, proprio perché siamo fermamente convinti che il rispetto della natura è delle infinite differenze che la compongono sia fondamentale per il nostro futuro. La biodiversità sarà una delle risorse per affrontare i gravi cambiamenti climatici che ci attendono, e mi auguro che questo studio sarà un’occasione per creare una collaborazione virtuosa tra attività lavorative, fruitori del territorio e scienza».
Il rispetto per l’ambiente
«Siamo orgogliosi di partecipare a questo importante progetto che nasce dalla forte convinzione che l’innovazione, quando è saldamente radicata nella specificità dei territori, rappresenti uno degli strumenti più efficaci per valorizzare e tutelare il patrimonio di biodiversità degli agroecosistemi della Valle D’Aosta – sostiene Pietro Bonato, presidente Csqa – il nostro contributo si colloca in un’ottica di supporto tecnico, metodologico e formativo, adattato alle particolari condizioni agroecologiche della Regione. Questo percorso rappresenta un esempio virtuoso di sinergia tra istituzioni pubbliche, mondo della ricerca e organismi di valutazione della conformità, nel comune obiettivo di costruire un futuro agricolo più resiliente, etico e rispettoso del capitale naturale».
Fonte: Il Sole 24 Ore