La vera patrimoniale degli italiani è la mancanza di educazione finanziaria
Il tempo, variabile cruciale per gli investimenti, non viene colto. La ricerca evidenzia che l’orizzonte temporale dei risparmiatori si riduce, facendo esattamente l’opposto di ciò che andrebbe fatto, rimanendo ancorati a logiche di breve termine. Questo si manifesta nel gap generazionale: gli under 40 sono praticamente “missing in action” negli investimenti in azioni, strumenti che richiederebbero più tempo per maturare e dovrebbero essere attivati proprio in giovane età.
Per affrontare questo senso di urgenza e inerzia, è necessario un cambiamento culturale immediato: bisogna iniziare a fare cultura finanziaria “fin da piccolo, fin dai bambini”, superando il tabù culturale che impedisce di parlare di denaro in famiglia. La sfida non è solo educare alla comprensione del rischio, ma educare all’assunzione del rischio, spiega Cammilli, poiché il futuro non aspetta le decisioni dei risparmiatori timorosi.
In pratica gli italiani restano saldamente ancorati alla liquidità e agli obbligazionari, con un aumento significativo della liquidità sui conti correnti. Il dato è che solo uno scarso 17% del mercato (limitatamente a chi ha consistenze maggiori) investe in azioni, e in controtendenza rispetto ad altri Paesi dove anche i pensionati investono in borsa.
Questa riluttanza all’investimento è strettamente correlata a un livello di alfabetizzazione finanziaria ancora basso in assoluto, e specialmente se confrontato con la media europea. Tuttavia, la ricerca indica una dinamica estremamente positiva: l’interesse verso la finanza e il desiderio di apprendere sono in forte crescita. La ricerca continua di informazioni (quotidiana o settimanale) è aumentata notevolmente, superando il 40% del campione. Questo interesse non è confinato alle giovani generazioni; anzi, la “silver generation” (le generazioni più anziane che detengono la maggior parte della ricchezza) è “iper interessata” alla materia, con picchi che arrivano al 90%.
Contemporaneamente, il modo in cui gli italiani si informano sta subendo una trasformazione epocale. C’è una crisi totale dell’analogico, con il baricentro che si sposta decisamente verso il digitale. Tra il 2021 e il 2025, il peso dei canali tradizionali (stampa, TV, fisici) si è dimezzato a vantaggio dei social network. Questa transizione riguarda tutte le generazioni, inclusi i boomer. Social come Instagram e TikTok sono emersi in modo significativo anche per i contenuti finanziari. Questo rapido passaggio a formati veloci, spesso video-brevi, comporta un rischio: che l’approfondimento sia “troppo veloce per la materia”, generando potenzialmente una “Torre di Babele” informativa, ricorda Cammilli, con linguaggi e messaggi disallineati rispetto al destinatario.
Fonte: Il Sole 24 Ore