L’accusa dei senatori Usa: «Azienda di Trump vende token ad acquirenti di Corea del Nord, Iran e Russia»
La disinvoltura con cui la famiglia Trump fa affari in giro per il mondo è ormai nota. La predilezione per le criptovalute di fondi e aziende legate al presidente americano pure (nei primi sei mesi del 2025, Donald Trump ha guadagnato un miliardo di dollari tra bitcoin, memecoin, token e investimenti da fondi esteri). E’ di pochi giorni fa la notizia dell’accordo concluso tra la Trump Organization e la saudita Dar Global per un resort alle Maldive – 80 ville extra lusso – da finanziare con la tecnologia blockchain. Ma se fare affari con i sauditi è questione di opportunità (anche se aleggia sempre il conflitto di interesse), ben diversa è la storia se dall’altra parte ci sono Russia e Corea del Nord. E’ quello che sostengono due senatori americani, Elizabeth Warren e Jack Reed, che chiedono un’indagine su un’azienda crypto, la World Liberty Financial della famiglia Trump (i due cofondatori sono Eric e Barron Trump, figli del presidente che figura come cofondatore emerito) per presunti legami con acquirenti illeciti in Corea del Nord, Russia, Iran. Lo riporta il sito di CNBC.
In una lettera inviata il 18 novembre, la senatrice Warren del Massachusetts e il senatore Reed di Rhode Island, entrambi democratici, membri di minoranza della Commissione per le banche, l’edilizia abitativa e gli affari urbani del Senato, hanno espresso preoccupazione per il fatto che World Liberty Financial, società di criptovalute posseduta e gestita dalla famiglia Trump, possa rappresentare un rischio per la sicurezza nazionale.
La lettera, ottenuta in esclusiva dalla CNBC e indirizzata al ministro della Giustizia, Pamela Bondi e al Segretario del Tesoro Scott Bessent, sostiene che World Liberty Financial non disponga di adeguate garanzie per impedire a malintenzionati di spostare fondi o di acquisire influenza sulla sua governance. I due senatori hanno citato un rapporto di settembre di un organismo di controllo senza scopo di lucro chiamato Accountable.US, che affermava che World Liberty Financial aveva venduto i suoi token $WLFI a “varie entità altamente sospette”.
Tra queste entità figurano trader con legami sulla blockchain con Lazarus Group, una famigerata organizzazione di hacker nordcoreana, uno “strumento di elusione delle sanzioni finanziato con i rubli russi”, un exchange di criptovalute iraniano e Tornado Cash, una nota piattaforma di riciclaggio di denaro, secondo quanto afferma l’organismo di controllo.
World Liberty Financial ha negato qualsiasi addebito, nonché conflitti di interesse «tra una società cripto privata che non ha nessun potere politico e il governo americano» e ha assicurato che conduce numerosi controlli antiriciclaggio e verifiche sull’identità degli acquirenti prima delle vendite. Tuttavia l’indagine di Accountable.US, menzionata nella lettera dei due senatori, ha messo in dubbio l’identità dei detentori di token. Il rapporto del gruppo ha rilevato che World Liberty Financial ha venduto token $WLFI per un valore di 10.000 dollari a gennaio a trader che avevano effettuato transazioni con un portafoglio ora sanzionato per associazione con il gruppo di hacker nordcoreano Lazarus.
Fonte: Il Sole 24 Ore