
L’Algeria punta allo shale gas e corteggia Exxon e Chevron
I colossi statunitensi degli idrocarburi si preparano ad investire nello shale gas anche in Algeria, dove esistono risorse superiori sulla carta persino a quelle degli Usa, per quanto più complesse da sfruttare e forse non abbastanza remunerative. L’impegno di ExxonMobil e Chevron sta per essere formalizzato, ha detto Samir Bekhti, presidente dell’Alnaft, agenzia nazionale che si occupa del settore Oil&Gas.
Dopo un primo accordo di massima siglato lo scorso anno, «gli aspetti tecnici sono stati più o meno concordati», ha dichiarato Bekhti alla Bloomberg. Manca un’intesa sugli aspetti commerciali, che è «ancora in fase di negoziazione», ma «presto sarà finalizzata»: un traguardo che per il funzionario «invierà un segnale forte» anche ad altri operatori e che potrebbe dare una spinta decisiva alla produzione di gas non convenzionale in Algeria, finora non sfruttato benché nel Paese ci siano riserve recuperabili inferiori solo a quelle di Cina e Argentina secondo l’Eia.
Le due Major Usa hanno indirettamente confermato che la trattativa con gli algerini è alle battute finali, per accordi relativi allo shale gas e non solo. «In linea con l’Hea (heads of agreement, Ndr) firmato a maggio 2024 continuiamo a lavorare con Sonatrach per liberare le risorse non convenzionali algerine», ha dichiarato Exxon. Quanto a Chevron, si è detta «entusiasta delle possibili sinergie e relazioni» nel Paese, che «possiede un sistema petrolifero di livello mondiale e importanti potenziali risorse di petrolio e gas».
L’Algeria, che fa parte dell’Opec, è un fornitore storico di idrocarburi soprattutto nel bacino del Mediterraneo, dove ha guadagnato un ruolo cruciale nel sostituire le importazioni dalla Russia. Per l’Italia oggi è la prima fonte di gas, da cui riceviamo circa un terzo dell’import tra Gnl e forniture via tubo, mentre per la Ue è al secondo posto dopo la Norvegia.
Da anni il Paese nordafricano punta da un lato a contrastare il declino dei vecchi giacimenti di gas e dall’altro a sviluppare nuove risorse, con l’obiettivo di espandere la produzione per soddisfare una domanda interna in forte crescita e al tempo stesso rilanciare le esportazioni, in particolare verso l’Europa, cui è collegato con tre gasdotti da tempo sottoutilizzati: il Transmed (o gasdotto Enrico Mattei) che approda in Sicilia a Mazara del Vallo e altre due pipeline verso la Spagna, il Medgaz e il Maghreb-Europe (GME o MEG), in cui Algeri ha interrotto i flussi nel 2021 quando Madrid si è schierata con il Marocco nella contesa per il Sahara occidentale.
Fonte: Il Sole 24 Ore