L’algoritmo che ci conosce meglio del nostro portafoglio

L’algoritmo che ci conosce meglio del nostro portafoglio

In Cina questo futuro è già realtà. Le piattaforme social – come Douyin, la versione locale di TikTok – integrano televendite live, esperienze d’acquisto immersive in cui creator, influencer e algoritmi collaborano per trasformare l’intrattenimento in conversione. L’utente non cerca il prodotto: è il prodotto a trovare lui. Il feed è la nuova vetrina.

In questo contesto, la notizia che OpenAI stia integrando un checkout interno in ChatGPT rappresenta un ulteriore elemento di novità. Non si tratta più solo di usare l’intelligenza artificiale per rispondere a domande o generare testi. Si tratta di trasformarla in un assistente commerciale a tutti gli effetti: un venditore silenzioso, sempre presente, capace di accompagnarci lungo tutto il percorso d’acquisto, dalla scoperta del prodotto più coerente con noi, con i nostri gusti, con i nostri valori, fino all’acquisto, senza mai uscire dalla conversazione.

L’impatto sarà potenzialmente dirompente. Per le aziende, significa ripensare l’intero funnel di vendita. Non più solo keyword e banner, ma anche prompt e raccomandazioni personalizzate. Non più solo siti e call to action, ma anche dialoghi che si trasformano in transazioni. Nasce un nuovo paradigma: l’AIO, Artificial Intelligence Optimization, che affianca la vecchia SEO. L’obiettivo non è scalare Google, ma essere selezionati da un assistente che conosce desideri, budget, abitudini e inclinazioni dell’utente.

Per i consumatori, il rischio è sottile ma concreto: cedere gradualmente la fatica della scelta a un’intelligenza che decide cosa mostrarci, quando e come. Se la spinta è sempre personalizzata, se la raccomandazione è sempre perfetta, la nostra libertà di scelta diventa una libertà assistita, e forse un po’ addomesticata.

Non è una distopia, né una condanna. È la realtà che si sta preparando – una realtà che solleva domande nuove su trasparenza, fiducia, etica, regolazione. E su cui sarà urgente riflettere prima che il tempo, di nuovo, ci scivoli via. In fondo, se il mondo cambia mentre cerchiamo di capirlo, non possiamo limitarci a subirlo. Dobbiamo provare a negoziare consapevolmente il nostro posto nel dialogo tra uomo e macchina, anche – e forse soprattutto – quando stiamo solo facendo shopping.

Fonte: Il Sole 24 Ore