
L’amore materno non sempre è la soluzione
La Soluzione ci ricorda da dove veniamo. Ricorda che donne siamo state. E che donne siamo, ancora. Un romanzo che evoca molti sostantivi femminili, la forza, la determinazione, la resilienza, l’intelligenza, l’attitudine al sacrificio e alla cura, la maternità, l’amore, la generosità. E tanti delle comunità provinciali di inizio secolo, il pregiudizio e il giudizio, patriarcato e ignoranza.
Romano racconta il sud di inizio secolo ma le dinamiche sono le stesse di un qualunque piccolo paese d’Italia, in cui il ruolo sociale, la rispettabilità sono codici infingardi, da mostrare e poi violare in segreto, che possono tradire.
La Soluzione è un romanzo dal sapore verista, il linguaggio asciutto, impersonale, la lingua dei dialoghi il dialetto, le tristi vicende dei personaggi si intrecciano nella speranza di una via d’uscita da condizioni in cui la sorte avversa li ha costretti. Ma a differenza delle traiettorie verghiane il destino ricrea per i protagonisti, dopo molte disavventure e momenti di apparente serenità, un equilibrio nuovo che non è una punizione o ulteriore sventura.
Fortuna, una madre con un figlio affetto da un forte ritardo mentale, non accetta il destino e cerca in un contratto la soluzione al futuro del figlio, una volta che sarà solo al mondo. Viene proposto un matrimonio di facciata e un accordo economico, con la complicità di una suora e di un prete, ad Adelina, un’orfana cresciuta in convento, fragile e sola. In cambio di sicurezza e beni materiali, Adelina accetta la proposta e si ritrova prigioniera di una vita che non ha scelto.
Fonte: Il Sole 24 Ore