L’artigianato italiano esplora la cultura digitale

L’artigianato italiano esplora la cultura digitale

A Guardavalle, borgo nella Calabria ionica, c’è una designer che è rientrata nella sua terra per recuperare quei tessuti legati alla storia della comunità. Tra questi la fibra di ginestra. «Si tratta di una soluzione resistente e noi la trasformiamo in fibra tessile», afferma Flavia Amato, 35enne che dieci anni fa ha aperto Malìa, laboratorio connesso col mondo. Ad oggi non esiste una lavorazione industriale per estrarre il filato di ginestra, ma con i ricercatori dell’Università della Calabria abbiamo provato a digitalizzare il processo. Un’alleanza strategica che accelera la trasformazione digitale. Flavia è in buona compagnia. In un’impresa storica di Lurago d’Erba, seimila anime nel comasco, l’intelligenza artificiale generativa sfrutta le informazioni di tutti i documenti aziendali per accompagnare l’ingresso delle nuove leve. Così Bonacina 1889, realtà alla terza generazione e leader nella produzione di mobili in giunco e midollino esportati al 90%, si assicura il trasferimento di competenze.

Intelligenze artigianali

A Milano spazi digitali immersivi diventano una guida per raccontare la creazione di carte da parati dipinte a mano. Il laboratorio di Fabscarte ospita una quindicina di designer al lavoro con New York, Parigi, Monaco, Londra, Tangeri. «Abbiamo preso una direzione contraria alla chiusura e siamo aperti alla contaminazione, ma ci deve essere un sentire comune», dice Luigi Scarabelli, co-founder di Fabscarte. Mani, certamente. Ma è chiaro che la rivoluzione dell’artigianato passa dalla testa, ossia dalla consapevolezza che nuovi profili e tecnologie possano hackerare il lavoro artigiano. Oggi sono 1,25 milioni le imprese artigiane attive in Italia per un valore del mercato globale dell’handicraft che si aggira sui 1.100 miliardi di dollari e una proiezione oltre i 2.300 miliardi di dollari entro il 2032. Si ripensano prodotti e servizi, si allargano i confini del mercato, si moltiplicano le possibilità, si riducono gli sprechi. La trasformazione è multilivello: processi interni, progettazione condivisa, laboratori smart, controllo qualità con sensori. Ma soprattutto persone. Così la bottega si vivacizza imparando a innestare strumenti nuovi, competenze evolute, alleanze trasversali. «Se siamo troppo protettivi, allora blocchiamo il progresso», ha scritto Carolina Roux sul Financial Times.

Investimenti in calo

Intanto il centro studi di Confartigianato ha fotografato l’adozione dell’intelligenza artificiale. Se gli investimenti digitali complessivi hanno subito un rallentamento dal 70,8% al 66,8%, l’Ia sta diventando un driver per la digitalizzazione. Ad oggi quasi due realtà artigiane su 10 (il 19,3%) hanno sperimentato applicazioni di Ia, una quota superiore rispetto alla media generale delle imprese (11,4%). La difficoltà sta nell’introdurre la tecnologia, nel reperire competenze, nell’allocare gli investimenti. «L’Ia è un mezzo governato dall’intelligenza artigiana degli imprenditori per esaltare il loro talento. Ad esempio i gemelli digitali permettono di visualizzare e perfezionare i progetti prima di realizzarli fisicamente e l’Ia viene usata per ottenere informazioni su tendenze di mercato, preferenze dei clienti e ottimizzazione dei processi produttivi», afferma Bruno Panieri, Direttore politiche economiche di Confartigianato, che ha avviato Gate4Innovation, polo che offre alle imprese valutazione del livello di maturità digitale e propone azioni per accedere a strumenti di finanziamento. Ma il freno restano le competenze: 7 professionisti su 10 non sanno come introdurre l’Ia.

Micelli: il digitale per dialogare con le nicchie

«Le imprese artigiane hanno bisogno del digitale per dialogare con nicchie di consumatori alla ricerca di unicità. Cresce una domanda curiosa e disponibile a riconoscere un valore a proposte di qualità, autenticamente legate ai territori di riferimento», afferma l’economista Stefano Micelli, professore ordinario di international management alla Venice School of Management dell’università Ca’ Foscari Venezia e presidente di Upskill 4.0. Nasce così la prima edizione di Artigiani 4.0, programma di accelerazione digitale e manageriale promosso da Regione Lombardia e realizzato da Upskill 4.0, che ha accompagnato nove eccellenze artigiane lombarde nello sviluppo di soluzioni innovative per diventare più competitive sul mercato. «Un artigianato evoluto promuove prodotti e servizi su misura che mettono in moto un consumo più durevole e sostenibile. Prodotti di qualità artigianale sono un’alternativa ai consumi fast in molti settori. Ma attenzione: la condizione è fare propria la cultura del digitale», conclude Micelli.

Fonte: Il Sole 24 Ore