
Le donne fiore di Mucha a Palazzo Bonaparte
La bellezza intrinseca delle forme, che educa e consola, come antidoto al buio micidiale di questi tempi, che annichilisce. È dichiaratamente questo il senso della mostra in programma a Palazzo Bonaparte a Roma – fino all’8 marzo – che celebra Alphonse Mucha, il padre dell’Art Nouveau, l’artista ceco, parigino per spirito e una lunga residenza nella Ville Lumière.
Quando l’arte di Mucha tappezzava i boulevard
Centocinquanta opere, in cui la donna diventa un’icona perenne, come la fiabesca Sarah Bernhardt, attrice ritratta e idealizzata da Mucha nel manifesto – onirico, bizantino, floreale – dell’opera Gismonda. È arte che esce dalle gallerie e arriva nelle strade. Nel 1895 il manifesto di Gismonda tappezzava i grandi boulevard di Parigi: i collezionisti avvicinavano di nascosto gli attacchini per averne una copia.
Il progetto di Artemisia e i primi fermenti della Belle Époque
La più ampia retrospettiva mai dedicata ad Alphonse Mucha, che amava Roma e il Rinascimento, è un progetto espositivo di Artemisia, con la curatela di Elizabeth Brooke e Annamaria Bava e la direzione scientifica di Francesca Villanti. «Sebbene fosse esponente dell’Art Nouveau, Mucha sosteneva che l’arte non è mai nuova, viene sempre dall’antico», afferma la direttrice Villanti. Così l’esposizione accosta all’artista, opere archeologiche e rinascimentali, e alcuni capolavori di fine ‘800 e dei primi del ‘900 come quello di Giovanni Boldini “La contessa De Rasty” (1879) e di Cesare Saccaggi, la sontuosa regina assira Semiramide (“A Babilonia” del 1905), un po’ Sarah Bernhardt, un po’ Eleonora Duse. Sono già i primi fermenti della Belle Époque.
Le donne-fiore di Mucha e la Venere di Botticelli
Ma spicca soprattutto la presenza della Venere di Botticelli, prestito dei Musei Reali della Galleria Sabauda di Torino, che dialoga con le donne-fiore di Mucha, calate in una nuova scena sociale e culturale. “Un trionfo di bellezza e seduzione”, come recita il titolo della mostra, un viaggio immersivo in cui ambienti, luci, profumi, musiche e colori contribuiscono a evocare l’incanto di un’epoca che ancora ispira moda, grafica e design. Il percorso espositivo non si limita, infatti, a raccontare l’evoluzione dello stile dell’artista, ma accompagna il visitatore nel suo mondo, tra arredi, preziosi e oggetti di design, fotografie e materiali d’epoca.
Un omaggio alla bellezza femminile
«Per il 25º anniversario di Arthemisia, sentivamo il dovere e il desiderio – sottolinea la presidente Iole Siena – di rendere omaggio alle donne e alla bellezza femminile. Temi che da sempre attraversano la storia dell’arte con grazia, forza e profondità. Abbiamo scelto di farlo offrendo al pubblico un’esposizione inedita, intensa e ricca di emozione».
Fonte: Il Sole 24 Ore