
Le imprese italiane investono sulla forza degli agenti artificiali
Dopo i progressi ottenuti con le tecnologie di robot process automation e con gli strumenti l’intelligenza artificiale tradizionale e generativa, il prossimo salto evolutivo per le imprese italiane è rappresentato dall’AI agentica, e quindi sistemi autonomi in grado di pianificare, agire e adattarsi in modo proattivo, collaborando tra loro e apprendendo dai dati. È netta la convinzione di Eva Terni, Managing Director Insights & Data di Capgemini in Italia, e lo è in relazione a una precisa percezione. «Le imprese italiane – ha spiegato al Sole 24 Ore – stanno valutando se sviluppare soluzioni internamente o adottare modelli di mercato, in base al livello di personalizzazione richiesto, alla sensibilità dei dati e al vantaggio competitivo desiderato». Nonostante le nubi sollevate da alcuni analisti (quelli di Gartner nella fattispecie) in merito alle probabilità di insuccesso dei progetti di AI agentica, la strada è di fatto tracciata, anche se siamo solo all’inizio.
Minor oneri pari al 30%
Un recente rapporto di Capgemini Research Institute (“AI in action: How Gen AI and agentic AI redefine business operations”) conferma in proposito come l’intelligenza artificiale non sia più da considerare una sperimentazione da laboratorio, ma una leva già operativa per ridurre costi, aumentare l’efficienza e trasformare funzioni chiave come supply chain e procurement, finanza, risorse umane e customer service, con benefici attesi in termini di minori oneri operativi che oscillano intorno al 30%.
Secondo la ricerca, il 60% delle organizzazioni in Italia ha già definito una roadmap per scalare l’adozione dell’AI, supportata da metriche di Roi e solide use case. Il ricorso agli agenti, per quanto l’interesse mostrato sia forte, è però al momento ancora limitato: solo l’1% delle grandissime imprese della Penisola ha già implementato questi strumenti nei processi mentre il 43% ne sta pianificando l’adozione entro 2–3 anni. Il resto del mondo, invece, si è più avanti e si prevede che i progetti legati a questi strumenti cresceranno del 48% entro la fine del 2025: a oggi, il 21% delle aziende con un fatturato di oltre un miliardo di dollari utilizza già soluzioni di AI agentica e sistemi multi-agente (quasi il doppio rispetto all’anno passato, quando la percentuale era del 10%), il 16% prevede di adottarli entro l’anno e un ulteriore 31% ne prevede l’uso nei prossimi due o tre anni.
Terni (Capgemini): «Tendenza in forte crescita»
“Questi dati – commenta ancora Terni – confermano una tendenza in forte crescita anche in Italia e indicano che il mercato è a un punto di svolta. Le aziende che finora hanno sperimentato una varietà di casi d’uso indipendenti si stanno preparando a industrializzare soluzioni con un impatto concreto. Per farlo, è però necessario un cambio di mentalità, e quindi ripensare i processi, abilitare nuovi modi di lavorare e adottare nuove tecnologie, oltre che saper gestire i dati come asset affidabili e strategici”.
I settori più interessati e i benefici
La trasformazione, come si legge ancora nel report, coinvolge un po’ tutti i settori, seppur con priorità differenti. Le evidenze raccolte in Italia dicono infatti che le industry con maggiore propensione all’adozione di Gen AI e agentic AI, seppur con implementazioni ancora in fase esplorativa, sono manifatturiero, hi-tech (dove il 45% delle aziende ha già adottato agenti), pharma & healthcare, energia & utilities e retail, Assicurazioni e banche, come spiega ancora la manager di Capgemini, si stanno concentrando sull’automazione intelligente per ridurre i costi operativi (il saving sui costi delle funzioni finance & accounting può arrivare al 40%), semplificare processi core complessi e migliorare l’efficienza; l’automotive e la manifattura in genere puntano sull’innovazione rapida per accelerare lo sviluppo di nuovi prodotti e ottimizzare la produzione mentre nell’ambito dei consumer products l’automazione su larga scala è finalizzata a migliorare la customer experience (grazie all’impiego degli agenti si stima un incremento fino al 44% nella soddisfazione dei clienti) e a rafforzare la fidelizzazione con i consumatori. La strada, come si diceva, è tracciata e in uno scenario che riflette una certa cautela delle aziende italiane sono indicativi almeno altri due dati emersi dallo studio. Il primo vede il 52% delle imprese italiane aver aumentato il budget per la Gen AI nel 2025 (rispetto al 62% a livello globale), il secondo certifica il ruolo centrale degli hyperscaler quali fornitori dei modelli AI adottati, con una percentuale che tocca l’87%, mentre solo l’1% delle aziende adotta approcci ibridi combinando modelli proprietari e open source.
Fonte: Il Sole 24 Ore