Le Marche, il lavoro e la divergenza parallela

«In questo momento abbiamo circa 10 mila iscritti al nostro centro per l’impiego. Oltre il 50% sono persone poco scolarizzate e non giovanissime e, contemporaneamente, le aziende ci chiedono manodopera qualificata ma non specializzata: ci sarebbe un bacino enorme dal quale attingere per soddisfare questa richiesta, ma non riusciamo a farlo perché queste persone hanno bisogno di essere velocemente formate e questo servizio non è più una nostra competenza». Claudio Andreani guida da anni il CPI di Pesaro, il secondo più grande dopo quello di Ancona dei 13 attivi nelle Marche, nei quali operano circa 400 addetti. Una macchina da guerra per i servizi alla persona, compresi quelli formativi, quando il controllo di questi centri era in mano alle Province, poi il depotenziamento con il passaggio delle competenze alla Regione. Domanda e offerta di lavoro che continuano a non incrociarsi, «una situazione aperta ormai da anni e tanto più grave oggi, con una richiesta robusta di lavoratori low skills (in particolare operai generici, muratori e camionisti) sostenuta da una ripresa in atto dall’inizio dell’anno».

Opportunità inadeguate

Sulla formazione «che non ascolta i fabbisogni dei territori» puntano il dito anche i navigator, che tra l’altro nelle Marche sono passati in meno di 2 anni da 55 agli attuali 37, molti assorbiti dalla Regione e destinati a incarichi completamente diversi da quelli per i quali erano stati assunti. «Le opportunità di riqualificazione professionale sono inadeguate sotto il profilo qualitativo e quantitativo», conferma Linda Binotti, navigator che supporta il CPI di Urbino.

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Bassa scolarizzazione

Una situazione ancora più pesante per i beneficiari del reddito di cittadinanza (a luglio risultavano coinvolti su reddito e pensione in 45.236 più 21.304 nuclei familiari, ndr.), persone che sono distanti da anni dal mercato del lavoro e nella maggioranza dei casi con una bassissima scolarizzazione, mentre i requisiti di ammissione ai corsi di formazione per la riqualificazione professionale richiedono un diploma di scuola superiore il cui ottenimento richiede alcuni anni, o che rischiano di essere scartate nelle prove di valutazione per l’accesso.

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Il disallineamento

Senza contare che nelle Marche, la formazione professionale è di competenza di un servizio della Regione che non si occupa anche di lavoro e questo non favorisce la velocità di intervento e di risposta ai fabbisogni. Ma il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro non è solo una questione di formazione. «Ci sono altri fattori che limitano le possibilità di assunzione: l’età della persona, il non possesso della patente di guida o dell’auto, l’impossibilità di pagarsi gli spostamenti casa-lavoro, la scarsa conoscenza dei mezzi digitali – spiega Francesco Carnazza, navigator e rappresentante nelle Marche di ANNA, l’associazione nazionale –. Di fronte a limiti oggettivi, il nostro lavoro è di migliorare l’occupabilità, facendole avvicinare il più possibile alle loro potenzialità, al loro obiettivo professionale e alla richiesta delle aziende, delle quali noi stessi rileviamo i fabbisogni professionali.

Fonte: Il Sole 24 Ore