
Le mosse di Lecornu per salvare il governo: nomine e alleanze
«Carta bianca». Emmanuel Macron ha dato ampia autonomia a Sébastien Lecornu, il più fedele tra gli uomini del presidente, per anni alla guida di quel ministero delle Forze Armate con cui i presidenti francesi – che sono anche, per Costituzione, presidenti del Consiglio – hanno sempre avuto un rapporto stretto (come accade, del resto con gli Esteri).
Al riparo dalle ambizioni presidenziali
Quell’autonomia il primo ministro – sia pure da macroniano doc – l’ha presa tutta, ben sapendo che questa è, in un certo senso, l’ultima possibilità di costruire nell’Assemblée un compromesso che permetta di governare. Lecornu ha mantenuto il suo approccio, annunciato già al momento delle divisioni: ha escluso tutti gli esponenti politici che avevano ambizioni, più o meno nascoste, per le presidenziali del 2027, o che avevano dato priorità alla campagna elettorale rispetto alla stabilità del governo. È vero: ha confermato come ministro della Giustizia, Gérard Darmanin (autore di un’innovativa riforma delle sanzioni penali da portare a compimento), che punta sicuramente all’Eliseo; ma non lo ha riportato al ministero degli Interni, da dove avrebbe dovuto gestire la politica dell’Immigrazione, centrale nella campagna elettorale. Darmanin, peraltro, si è esplicitamente impegnato a sospendere tutte le attività «di parte».
Le defezioni dei républicains
Lecornu ha preferito, per gli Interni, l’ex prefetto di Parigi, Laurent Nuñez, scelta che lo mette almeno in parte al riparo dalle critiche di Bruno Retailleau, il vivace predecessore che ha fatto cadere il primo governo Lecornu e mantenuto i républicains fuori dal Governo. O, meglio, ha cercato di farlo, perché sei personalità di quel partito – ora “esclusi”, sospesi, con una procedura peraltro molto irregolare – hanno comunque accettato l’incarico: Rachida Dati alla Cultura, Annie Genevard all’Agricoltura e Philippe Tabarot ai Trasporti sono stati confermati, mentre sono stati nominati per la prima volta Vincent Jeanbrun, alle Città e abitazioni, Nicolas Forissier, al Commercio estero e attrattività economica, e Sébastien Martin all’Industria. Le reazioni a queste defezioni, all’interno di un partito già diviso, sono state molto aspre: schierarsi contro il governo Lecornu I potrebbe quindi costare molto a Retailleau e ai Républicains. Rachida Dati, tra l’altro, si è candidata Sindaco di Parigi, ed escluderla sarà complicato.
Il ruolo dei tecnici
Il nuovo primo ministro ha dato quindi spazio a molti tecnici. Non ha confermato all’Istruzione l’ex ministra Elisabeth Borne, che ha fatto approvare la riforma delle pensioni e poi per prima ha proposto di sospenderla, preferendole il direttore generale delle Scuole Edouard Geffray; al Lavoro è tornato Jean-Pierre Farandou, ex presidente e direttore generale della Sncf, le ferrovie francesi, alla Transizione ecologica è stata nominata l’ex presidente del Wwf Monique Barbut e alle Piccole e medie imprese, Commercio, Artigianato e Turismo, Serge Papin, ex presidente-direttore generale di Systéme U, la rete di coopertive di supermercati e ipermercati. A Manuel Valls, finora ai Territori d’oltremare, ha preferito Naïma Moutchou, in contestazione con il suo partito, Horizons, la forza politica di Edouard Philippe, che ha chiesto al presidente Macron di annunciare le dimissioni, senza farlo subito. Sono usciti anche molti personaggi politicamente caratterizzati: Bruno Le Maire, Eric Woerth (da poco assolto in primo grado nel processo Sarkozy-Gheddafi) e Agnès Pannier-Runacher (ecologia).
Ai macroniani Economia, Esteri e Difesa
Macron mantiene intanto mano ferma su economia, politica estera e militare: Roland Lescure resta all’Economia e Amélie de Montchalin ai Conti pubblici; Jean-Noël Barrot è stato confermato ministro degli Esteri, mentre l’ex consigliera diplomatica dell’Eliseo Alice Rufo è ministra delegata (una sorta di sottosegretaria) alle Forze Armate. Benjamin Haddad è tornato all’Europa e Maud Bregeon è di nuovo portavoce. Catherine Vautrin è stata spostata alle Forze armate dal Lavoro.
Fonte: Il Sole 24 Ore