Le Regioni aprono ad altri bandi per i consulenti dei progetti Pnrr

Regioni a caccia di professionisti per realizzare gli obiettivi Pnrr. Dopo l’affidamento degli incarichi ai primi mille esperti, diverse amministrazioni hanno manifestato l’intenzione di rafforzare ulteriormente le squadre di tecnici da affiancare agli enti locali per la realizzazione dei progetti connessi all’attuazione del Recovery Plan, sostenuto da un investimento complessivo di 222 miliardi di euro.

Dagli ingegneri agli avvocati

I mille esperti già reclutati – con una procedura record che ha permesso di siglare i contratti entro lo scorso 31 dicembre – sono già entrati in servizio nelle task force regionali. In termini di professioni, la pattuglia di gran lunga più corposa è quella degli ingegneri con 382 profili incardinati. Tra loro figurano esperti in digitale, gestionale, civile e altri. Seguono gli architetti con 92 e i geologi con 72. Per le materie giuridico-amministrative sono in pista 62 avvocati .

In una fase in cui emergono, quasi quotidianamente, segnali di preoccupazione sul rispetto delle scadenze stringenti fissate dal Pnrr, l’iniezione di nuovi professionisti «pronti all’uso» sembra una strada sempre più obbligata per far avanzare i progetti. Ingegneri e architetti, ma anche geologi, avvocati e geometri, oltre a una lunga lista di esperti – non necessariamente iscritti ad albi – sono alcune delle figure di cui le Regioni continuano ad avere bisogno. Il reclutamento di nuovi professionisti rappresenta una strada percorribile, considerato che l’articolo 31, comma 1 del Dl Pnrr (152/2021) prevede che Regioni e Province autonome possano integrare il personale: in altre parole, quello che fino a ieri era un tetto massimo di mille incarichi da assegnare, ora si è trasformato in un livello minimo.

Rafforzamento task force

Le amministrazioni contattate hanno già manifestato l’intenzione di rafforzare i contingenti di professionisti, magari dopo un primo bilancio delle attività avviate, in modo da definire gli ulteriori fabbisogni. Diverse Regioni si sono mosse in autonomia, optando per la soluzione (forse) più semplice, e che, dalle prime indiscrezioni, non trova particolari obiezioni da parte della Funzione Pubblica: ”risparmiare” una quota delle risorse economiche a disposizione e utilizzare i fondi accantonati per chiedere ulteriori innesti, lasciando invariata la spesa.

In che modo? Giostrando, ad esempio, sull’inquadramento dei collaboratori: gli incarichi, infatti, potevano essere spalmati su quattro diverse fasce economiche in base al livello (anni) di esperienza del professionista reclutato (in ordine crescente, anche in termini di costi: junior, middle, senior, project manager) – o sull’impegno quotidiano, full time o part time.

Fonte: Il Sole 24 Ore