Le regioni europee a difesa della politica di coesione: «Rimarrà centrale»

Le regioni europee a difesa della politica di coesione: «Rimarrà centrale»

È compatta l’alleanza a difesa della politica di coesione. E la presidente del Comitato europeo delle regioni, Kata Tüttő, è più che ottimista.

Le preoccupazioni per il nuovo ruolo che le regioni potrebbero avere nel bilancio pluriennale dell’Unione europea post 2027 – che la Commissione presenterà il 16 luglio – hanno mobilitato amministrazioni locali, ministri, europarlamentari. L’ultima notizia è una lettera di Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli-Venezia Giulia, mandata dopo la Conferenza Stato-Regioni del 10 luglio a Ursula von der Leyen. Le Regioni italiane sono compatte sul voto contrario alla riforma. Non solo, sulla scrivania della presidente della Commissione, già il 25 giugno era arrivata una nota firmata da 149 regioni europe.

L’obiettivo di questa alleanza è proteggere le politiche di coesione, «a tutti gli effetti politiche locali», afferma Kata Tüttő in una conversazione con Il sole 24 Ore a conclusione del suo incontro a Roma con gli amministratori regionali in occasione della Conferenza Stato-Regioni. «Dalle grandi metropoli, ai piccoli Comuni, fino alle località più rurali: la politica di coesione è a tutti gli effetti una politica territoriale, il che significa che il suo disegno e sviluppo devono essere a capo delle amministrazioni locali».

Il modello Pnrr non adatto ai territori

Il “modello Pnrr”, o Recovery Fund, che dovrebbe centralizzare la gestione dei fondi rendendo la spesa più veloce e flessibile, prevederebbe una dotazione nazionale, rimettendo al singolo Stato membro la decisione sul come e dove spendere le risorse. Un modello molto distante dalla peculiarità della politica regionale, che redistribuisce le risorse comuni dando di più a chi ha di meno per ridurre gli squilibri e le disuguaglianze su base europea, sulla base del livello di sviluppo del territorio.

Fonte: Il Sole 24 Ore