Le sculture di Sara Enrico conquistano Villa Reale

Le sculture di Sara Enrico conquistano Villa Reale

Per la prima volta dall’inizio della collaborazione con la Gam, Fondazione Furla ha conquistato il Giardino di Villa Reale con la personale di Sara Enrico, intitolata “Under the Sun, Beyond the Skin” (dal 16 settembre al 14 dicembre 2025). Nata a Biella nel 1979, di base a Torino, l’artista è nota per le sue sculture che parlano di corpo e superficie, pur rimanendo astratte. Per la mostra ha concepito un percorso nel noto giardino, che l’Assessore alla Cultura Tommaso Sacchi ha definito in conferenza stampa un “luogo dell’anima” per i milanesi, con cinque gruppi di lavori che penetrano nella natura e nell’architettura in modo discreto ma deciso.

Il passaggio dallo Stato al Comune

È un passo importante anche dal punto amministrativo, come ha sottolineato il direttore Musei d’Arte Moderna e Contemporanea di Milano Gianfranco Maraniello, poiché mostra il piano di valorizzazione del complesso di Villa Reale, comprendente Villa Belgiojoso Bonaparte, che ospita Gam e Pac, e il giardino, coerentemente con il progetto di conferimento in maniera definitiva del bene dall’Agenzia del Demanio all’Amministrazione Comunale, che già lo gestiva dal 1920 e che ora (da dicembre 2024) è responsabile della sua valorizzazione e conservazione.

Natura e artificio

“Esporre nello spazio pubblico, per un artista, è una sfida” ha affermato la curatrice di Fondazione Furla Bruna Roccasalva, “perché si confronta con un pubblico allargato, che si trova davanti ad un’opera d’arte senza averlo chiesto. Per di più lo fa in questo giardino storico, un luogo creato dall’uomo in cui elementi culturali e naturali si intrecciano. Questo binomio tra natura e artificio ha ispirato l’artista nelle sue sculture, intese come forme ibride che si aprono a molti altri ambiti come l’architettura, la coreografia, la sartoria. Nasce, così, un paesaggio nel paesaggio segnato dalla dimensione orizzontale, che si riflette negli elementi della facciata dell’edificio, così come nelle opere dell’artista”.

I cinque interventi

Una mostra senza pareti, quindi, composta da cinque interventi in altrettanti punti del parco. All’inizio del percorso, vale a dire sulla terrazza della villa, e poi di nuovo nel Tempio d’Amore si trovano esempi di una delle serie più iconiche dell’artista, intitolata “The Jumpsuit Theme”, forme antropomorfe in cemento pigmentato, ispirate alla tuta da lavoro (non dimentichiamo le origini biellesi dell’artista nel suo rapporto col tessuto) e all’idea di una seconda pelle. Sul grande prato davanti alla villa si trova una grande installazione con 23 elementi variopinti in gommapiuma nautica, rivestiti da un tessuto tecnico ottenuto dalla manipolazione di un pezzo di tela da pittura bianca sullo scanner, generando così il colore dalla luce, che poi viene esposto alla luce naturale. Per il terzo gruppo di lavori sono stati recuperati alcuni tronchi distrutti dalla tempesta del luglio 2023: attraverso dei sostegni l’artista ha cambiato la loro postura in un gesto che sembra rianimarli. Infine, gli ultimi lavori sono una nuova produzione in cemento e vetro che rappresentano una riflessione sull’atto stesso del guardare, ma anche una smaterializzazione del corpo.

Fonte: Il Sole 24 Ore