
Le sinfonie cromatiche di Gustav Klimt
I dubbi sull’effettivo destino di quelle tele non sono mai stati fugati: le indagini delle autorità locali furono approssimative e non vennero compiute analisi delle ceneri, delle macerie o del terreno dove sorgeva il castello.
Belvedere
Fino al 7 settembre la nuova mostra del Belvedere Inferiore propone col titolo “Gustav Klimt. Pigmento e Pixel. Riscoprire l’arte con la tecnologia” un pregevole e coinvolgente percorso al tempo stesso artistico e scientifico dentro il farsi di numerose opere dell’artista viennese, fra cui le tre allegorie, ricostruendo le varie fasi della creazione, la scelta dei materiali, tra cui anche metalli preziosi, la composizione, i personaggi, i cambiamenti anche vistosi in corso d’opera. Fra i dipinti analizzati spiccano “Giuditta I” (1901), “Serpenti d’acqua I” (1904-7), “Casa di campagna sul Lago Attersee” (1914), il ritratto di Amalie Zuckerkandl (1917-18) e Donna in Bianco (1917-18). Per uno dei suoi quadri più celebri, “Il bacio” (1908), le analisi hanno consentito di appurare che l’intero primo strato dello sfondo del dipinto è costituito da foglia di ottone. Sopra di essa Klimt stese una base oleosa, su cui sparse fiocchi di foglia d’oro. Per gli abiti della coppia invece, oltre che foglia d’oro l’artista utilizzò anche foglia d’argento e di platino.
Per le tre allegorie, se si eccettua“Medicina”, della quale esiste un bozzetto a olio dell’artista, sono giunte fino a noi solo delle fotografie in bianco e nero. Ed ecco allora che assieme a Google Arts & Culture gli esperti del Belvedere attorno al curatore Franz Smola hanno tentato anche una ricostruzione dei colori, eseguita sia sulla base dell’analisi di altre opere di Klimt sia appunto grazie alle evocative descrizioni di osservatori e critici del tempo.
Nelle parole del critico Ludwig Hevesi “Filosofia” si presentava come “una mistica sinfonia di verdi e blu”, mentre il giornalista Karl Schreder descrisse la stessa opera come “un acquario inondato di luce verde”, nel quale l’incombente figura della Sfinge si presentava come “una densa nebbia verde da cui emerge un volto di pietra, immobile, scuro, come quello di un’antica sfinge egizia”. Nel complesso, ricordava ancora Hevesi, “Filosofia” era una sinfonia di mille tonalità di verde, blu, violetto, grigio, e anche di giallo luccicante come oro.
Per “Medicina”, grazie allo studio preliminare di Klimt sappiamo che la figura della dea Igea era tenuta nei toni del rosso, mentre per la figura della Morte dominava il blu. Scriveva ancora Hevesi su “Medicina”: “Mentre in ‘Filosofia’ il verde e il blu formano una fredda armonia, in ‘Medicina’ predominano i toni dal rosa al porpora acceso, ma con una soprendente dissonanza: la figura della Morte è velata di blu, e sul lato opposto il blu ritorna anche per la figura dell’infante”, mentre “all’orizzonte, nella foschia dell’alba i primi sprazzi di sole già vogliono emergere”.
Fonte: Il Sole 24 Ore