Le Ue tra Iran e Gaza: attesa per il rapporto sull’Accordo di associazione con Israele

Le Ue tra Iran e Gaza: attesa per il rapporto sull’Accordo di associazione con Israele

BRUXELLES – Quanto la nuova questione iraniana influenzerà l’Unione europea nel dibattito se sanzionare o meno Israele alla luce della sua strategia a Gaza? La questione si poneva evidente ieri dopo la decisione di Gerusalemme di bombardare i siti nucleari iraniani. Lo sguardo è tutto rivolto alla riunione dei ministri degli Esteri lunedì 23 giugno, quando l’Alta Rappresentante Kaja Kallas dovrebbe rendere pubblica una valutazione dell’Accordo di associazione con Israele.

Parlando nei giorni scorsi ad alcuni giornali europei tra cui Il Sole/24 Ore, il presidente del Consiglio europeo António Costa aveva lasciato chiaramente intendere che la relazione attesa tra qualche giorno avrebbe contenuto una condanna di Israele: «Guardando la televisione e leggendo i giornali, penso che non sia difficile prevedere a quali conclusioni si giungerà». La crisi umanitaria a Gaza ha intaccato l’atteggiamento storicamente comprensivo degli europei nei confronti di Israele.

Alla fine di maggio, 17 paesi su 27 hanno chiesto di valutare l’atteggiamento dello Stato ebraico sulla base dell’articolo 2 dell’Accordo di associazione firmato nel 2000 (la norma chiede alle parti contraenti di rispettare i diritti umani). La scelta di effettuare la relazione è stata presa malgrado la posizione contraria di Ungheria, Germania, Italia, Croazia, Bulgaria, Cipro, Grecia, Repubblica Ceca e Lituania, con l’astensione della Lettonia.

La questione iraniana introduce nuova incertezza nel dibattito europeo. Notava ieri un diplomatico: «L’Iran è il modo migliore per riconquistare meccanicamente il sostegno del mondo occidentale (…) Probabilmente ciò fa parte dei calcoli di Benjamin Netanyahu». In fondo la mossa israeliana, giunta all’indomani della denuncia dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica che accusava Teheran di non rispettare gli impegni sul fronte nucleare, internazionalizza la crisi, e almeno temporaneamente mette in secondo piano la crisi palestinese.

All’inizio di questa settimana, la ministra degli Esteri svedese Malmer Stenergard ha chiesto di sanzionare alcuni dirigenti israeliani. Lo stesso ha fatto in Germania Franziska Brantner, co-leader dei verdi, oggi all’opposizione: «È ora di imporre misure contro Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir», due esponenti estremisti. Al netto del rapporto della signora Kallas, che probabilmente denuncerà il comportamento di Israele a Gaza, la questione se sanzionare o meno Israele si fa più complicata.

Fonte: Il Sole 24 Ore