
Ledru (Tiffany): «Per la nostra alta gioielleria gemme uniche ed eventi speciali»
Le porte del nuovo flagship store di Tiffany in via Monte Napoleone a Milano – il più grande in Europa, aperto ad aprile 2025 – si aprono e chiudono continuamente per far entrare clienti di ogni nazionalità. Al caffè interno si servono croissant e cappuccini, ma l’attenzione è tutta (inevitabilmente) catturata dai pezzi della Blue Book 2025: Sea of Wonder, l’ultima collezione di alta gioielleria firmata dalla maison americana (dal 2021 di proprietà del gruppo Lvmh) il cui ultimo capitolo è stato presentato proprio a Milano. Della centralità dell’alta gioielleria nella strategia di Tiffany e dell’importanza crescente di Milano nel business dell’azienda parla Anthony Ledru, presidente e ceo del brand.
La storia di Tiffany nell’alta gioielleria è lunga, ma di recente avete ricominciato a puntare molto su questo segmento, organizzando eventi in tutto il mondo. Come mai?
«Lo considero un ritorno alle origini, nello spazio in cui Tiffany era leader nel XIX secolo ( il brand è stato fondato a New York nel 1837, ndr). Ci abbiamo messo due anni dopo l’acquisizione, ma abbiamo scelto di guardare al passato, al nostro patrimonio costituito dagli archivi, al momento in cui Tiffany era leader mondiale nella gioielleria e, partendo da lì, abbiamo deciso dove andare e come costruire il nostro futuro, con un mindset fiducioso e positivo. Vogliamo rappresentare una gioielleria dalla creatività eccezionale. E aggiungo: se vinci nel segmento dell’alta gioielleria, vinci come brand anche nel business quotidiano».
I clienti hanno mostrato maggiore interesse verso questo tipo di gioielli?
«Dipende dai Paese. Alcuni clienti vogliono pezzi da investimento, e va benissimo, ma la nostra identità è legata alla bellezza, alla creatività. Sappiamo che coloro che sono al top della piramide della clientela del lusso, poche migliaia di clienti al mondo, vogliono cose eccezionali, a partire dalle gemme. E così ci stiamo concentrando su gemme uniche, come fece Charles Tiffany quando acquistò il famoso diamante giallo».
Qual è il peso dell’alta gioielleria nel vostro business?
«Il peso è sostanziale, nonostante i clienti siano pochi in proporzione. Si tratta di circa il 10% del nostro business. Al di là delle vendite, però, quello che conta è l’effetto dell’alta gioielleria: crea un beneficio al brand».
Perché avete deciso di presentare l’ultimo capitolo del Blue Book 2025 a Milano?
«La città è una delle quattro capitali della moda, ma è anche molto di più: è una destinazione culturale in grado di competere con altre grandi città in Europa. Penso che i clienti abbiano bisogno di “riscoprirla”. Quando abbiamo aperto lo store in aprile avevamo l’ambizione di realizzare uno dei nostri negozi più belli al mondo. E penso che con questo negozio siamo riusciti a connettere il marchio con il luogo in cui ci troviamo: siamo a casa, con i nostri codici, ma anche in un luogo fortemente connesso a Milano. Per questo abbiamo organizzato qui l’evento».
Fonte: Il Sole 24 Ore