Legali, meno incompatibilità: potranno guidare le società

Legali, meno incompatibilità: potranno guidare le società

Il via libera del Consiglio dei ministri al disegno di legge con la delega al Governo per la riforma dell’ordinamento forense mette un primo punto, in tempi tutto sommato brevi, al percorso iniziato a valle del Congresso nazionale forense del dicembre 2023. Allora infatti si era deciso di elaborare una proposta organica di riforma, da presentare alla politica, per superare la legge 247 del 2012, con l’obiettivo di modernizzare la professione, per adeguarla ai mutamenti della società e prepararla al futuro.

Il testo era già entrato all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri a inizio agosto, ma l’esame era stato rinviato a dopo l’estate. A spendersi per un ulteriore stop nei giorni scorsi era stata l’associazione nazionale forense, che in una lunga «lettera aperta» indirizzata al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, aveva chiesto di ritirare il disegno di legge delega e avviare un confronto con tutte le componenti dell’avvocatura.

Ora il testo approvato dal Consiglio dei ministri fissa i principi della riforma. Peraltro, questo passaggio non chiude il suo cammino. I contenuti della proposta elaborata dal Consiglio nazionale forense sono stati infatti convogliati in un disegno di legge delega: una volta terminato il percorso parlamentare, sarà necessario che il Governo predisponga i decreti legislativi per dare concretezza alle novità. Tuttavia, dovrebbe trattarsi di una delega “ristretta” nel tempo: l’Esecutivo dovrebbe varare i decreti delegati entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge delega.

Del resto, «i dettagli della riforma sono contenuti nel disegno di legge che l’avvocatura ha elaborato», ha osservato il presidente del Consiglio nazionale forense, Francesco Greco. Ieri Greco ha espresso «grande soddisfazione e apprezzamento» per l’approvazione della delega, che «rappresenta un passo significativo nella valorizzazione dell’avvocatura come custode della libertà e dei diritti».

Fonte: Il Sole 24 Ore