
L’estate torrida di Londra, tasse sugli immobili e crisi dei migranti
Estate torrida per il Governo britannico, che deve gestire una polemica sul prospettato aumento delle tasse sugli immobili e una rivolta delle amministrazioni locali che non vogliono più ospitare migranti sul loro territorio.
In vista tassa sui capital gains
La cancelliera dello Scacchiere Rachel Reeves ha in programma una riforma fiscale che imporrebbe per la prima volta una tassa sui capital gain per le case più costose. Secondo voci insistenti ma non confermate ufficialmente, chi vende una casa di valore superiore agli 1,5 milioni di sterline dovrebbe pagare un’imposta pari al 24% dei capital gain se nella fascia fiscale più alta e del 18% se nella banda più bassa. Finora le prime case o residenze principali erano esentate dalla tassa sui capital gain.
La Reeves sta mettendo a punto la Finanziaria d’autunno e deve trovare un modo di riempire un “buco” di almeno 20 miliardi di sterline nei conti pubblici senza violare le tre solenni promesse fatte in campagna elettorale di non aumentare le imposte sul reddito, l’Iva o i contributi previdenziali a carico dei lavoratori.
Tassa sugli immobili al debutto
La nuova tassa sugli immobili potrebbe portare tra i 30 e i 40 miliardi di sterline nelle casse del Tesoro, ma ha subito causato polemiche perché, dato l’aumento vertiginoso dei prezzi immobiliari in Gran Bretagna e soprattutto a Londra negli ultimi anni, molte persone, famiglie e pensionati a basso reddito si trovano ad abitare in case di grande valore.
Un’altra obiezione è che la mossa avrebbe la conseguenza indesiderata di “congelare” il mercato immobiliare riducendo il numero di compravendite. Per questo motivo nel 2024 l’allora cancelliere conservatore Jeremy Hunt aveva abbassato la tassa sul capital gain per le vendite di seconde case dal 28 al 24 per cento.
Fonte: Il Sole 24 Ore