
L’Europa annuncia una e-car da meno di 20mila euro. Sarà low cost o low profile
Un’utilitaria elettrica che possa costare tra i 15 e i 20mila euro. L’iniziativa “Small Affordable Cars” anticipata da Ursula von der Leyen nel dialogo strategico dello scorso 12 settembre per un’e-car europea a prezzi accessibili è in cantiere e prenderà forma entro la fine dell’anno. Lo ha confermato ieri il vicepresidente esecutivo della Commissione europea per l’Industria, Stephane Séjourné, ai ministri dei 27 riuniti per il Consiglio Ue Competitività a Bruxelles. Secondo Séjourné «anche questo contribuirà a sostenere la domanda in un segmento che oggi non è considerato nel mercato europeo e che potrebbe incentivare la produzione, includendo anche il funzionamento dei nostri fornitori». Non è l’unica proposta che la Commissione vuole mettere sul tavolo prima del nuovo anno: Séjourné ha citato anche iniziative sulle auto a guida autonoma, sulla decarbonizzazione delle flotte, la proposta sull’accelerazione della produzione di batterie e una per ridurre i costi amministrativi.
Mentre annuncia l’e-car da 15mila euro con la quale l’Europa sogna di rilanciare domanda e fornitori, il lavoro scivola altrove: 2.000 operai cinesi monteranno la gigafactory CATL-Stellantis a Saragozza con soldi anche europei. Sovranità industriale a parole, subappalto di fatto. Dall’altra parte dell’Atlantico, il Québec allenta il bando ICE 2035 (90% EV, non più 100%) e Detroit “ingegnerizza” gli incentivi: GM e Ford estendono il credito da 7.500 dollari attraverso le finanziarie captive. Pragmatismo contro dogmatismo. In Germania la transizione fa macerie: tra Bosch e VW si parla di decine di migliaia di tagli entro il 2030. Questo è il fronte vero: produttività, scala, filiere. Se non si abbassa il costo della kilowatt-ora e dell’auto compatta subito, il mercato lo farà al posto nostro. Mentre Huawei promette la guida automatizzata di livello L3 di massa nel 2027 e Toyota accende Woven City come laboratorio di mobilità, noi balbettiamo norme e dazi. La catena del valore corre a Est, l’innovazione pure. JLR chiede altri soldi dopo il cyber-attacco: la resilienza digitale è ormai tema industriale, non più soltanto IT.
Entro il 2026 l’Europa vedrà arrivare una ondata di EV economiche targate Cina mentre noi stiamo ancora regolando il tavolo. Se l’iniziativa “Small Affordable Cars” non diventa una corsa armata – piattaforme leggere, batterie LFP europee, burocrazia a dieta, incentivi mirati alla domanda vera – il rischio non è perdere quote: è perdere il mestiere. In trincea non vince chi annuncia, vince chi consegna: una citycar elettrica europea, sotto i 20mila, prodotta qui e ora. Altrimenti la guida del futuro la prenderanno altri e noi resteremo solo passeggeri.
Fonte: Il Sole 24 Ore