
L’Europa deve trovare forza nell’unione e nelle competenze
Le crescenti tensioni geopolitiche, la fine della globalizzazione, le transizioni ambientale e digitale che diventano sempre più centrali. Il mondo che abbiamo conosciuto finora sta cambiando rapidamente. Più recentemente, si è riaffacciata la logica della guerra commerciale, rilanciata dal presidente Donald Trump. Joseph Stiglitz, economista statunitense, vincitore del Nobel per l’economia nel 2001, traccia un quadro chiaro delle tensioni che oggi attanagliano il mondo e si spinge a delinearne il futuro.
In questo contesto in rapido mutamento, come dovremmo ripensare la competitività globale? Quali nuovi modelli potrebbero guidare Paesi e imprese?
È fondamentale che le aziende si rendano conto dell’alto livello di incertezza del mondo in cui viviamo. Stiamo uscendo dall’ordine fondato sulle regole che Stati Uniti ed Europa hanno faticosamente costruito nel dopoguerra. Chiaramente c’è un cambiamento nella geoeconomia e nella geopolitica. In questo momento, regna il caos e non è chiaro quando e come la situazione si stabilizzerà.
A quattro mesi dall’avvio dei dazi, la politica di Trump ha avuto successo per gli Stati Uniti? E oggi, quale posizione hanno Europa e Cina?
La politica di Trump è stata un disastro per gli Stati Uniti e per il mondo. Non ha riportato la manifattura negli Stati Uniti. Anche se fosse riuscita a riportare sul territorio la produzione moderna, quella che usa i robot, i posti di lavoro non tornerebbero nelle aree deindustrializzate. I dazi non sono ben pensati. Tassare le importazioni di caffè o di rame non farà degli Stati Uniti un produttore di caffè né farà spostare le miniere di rame dal Cile agli Stati Uniti. La grande incertezza – dazi che vengono imposti, rimossi, poi reintrodotti – ha creato timori sull’inflazione e minato la fiducia dei consumatori e degli investitori, generando investimenti deboli.
Fonte: Il Sole 24 Ore