
L’ex coniuge con patologie croniche ha diritto a più soldi
L’ex coniuge con patologie gravi ha diritto a un assegno di mantenimento maggiorato in ragione della condizione e delle necessità che ne derivano. Lo statuisce la prima sezione civile della Corte di cassazione con l’ordinanza 25618/2025, depositata il 18 settembre scorso.
La vicenda
Dopo un lungo iter processuale, una donna calabrese aveva presentato ricorso per ottenere una revisione dell’importo dell’assegno. Alla ricorrente era riconosciuta un’invalidità al 75% e, come sostenuto dalla coppia, non aveva le competenze necessarie a inserirsi nel mercato del lavoro. La donna giustificava la richiesta con tre argomenti. In primo luogo, l’assegno avrebbe dovuto tenere conto, oltre che della componente assistenziale, anche di quella perequo-compensativa: la moglie non avrebbe contribuito alla formazione del reddito familiare senza averne colpa. Già durante il matrimonio la donna era affetta da patologie psichiatriche e crisi depressive che le impedivano lavorare. Inoltre l’assegno, secondo il suo punto di vista, era stato calcolato sottostimando le capacità economiche del marito – non rappresentate esaustivamente dalla dichiarazione dei redditi – e sovrastimando le sue.
La componente perequativo-compensativa
Secondo la Corte per poter riconoscere la funzione perequativo-compensativa dell’assegno divorzile è necessario che la disparità tra i coniugi dipenda da un sacrificio che la parte economicamente più debole ha sopportato per esigenze familiari. Quando questo non è dimostrato, l’assegno risponde esclusivamente alla funzione assistenziale, a patto che il coniuge economicamente svantaggiato non abbia o non possa procurarsi i mezzi per vivere dignitosamente. L’impossibilità a provvedere per se stessi, comunque, non deve derivare da comportamenti inerti o contrari al principio di autoresponsabilità. La Corte di legittimità, anche senza riconoscere la componente perequativo-compensativa, riconosce però alla ricorrente la parte assistenziale dell’assegno divorzile e prevede la possibilità di incrementarne la somma in ragione della patologia sofferta e delle necessità che questa determina.
Fonte: Il Sole 24 Ore