
L’Fmi promuove l’Italia: bene occupazione e tagli al deficit
L’occupazione che cresce e aggiorna costantemente i livelli record nelle serie storiche nazionali e la riduzione drastica del deficit realizzata con la disciplina fiscale di questi ultimi anni costruiscono un argine cruciale contro i rischi generati da uno scenario internazionale che non risparmia incognite sulle politiche commerciali e le tensioni geopolitiche.
Lo scrivono gli analisti del Fondo monetario internazionale nel rapporto annuale sull’economia e la finanza pubblica italiana (Article IV). La valutazione che conclude l’esame consueto sviluppato dal Fondo nelle scorse settimane suona come una nuova promozione importante per la prudenza di bilancio rivendicata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, e tradotta dai mercati con uno spread ormai da settimane costantemente sotto una quota 90 inedita da parecchi anni.
Passi avanti e sfide
Certo, nel frullatore agitato dalle minacce dei dazi Usa e da un Est in fiamme dall’Ucraina al Medio Oriente le sfide per un Paese ad alto debito non sono leggere. Ma il punto di partenza, riconosce l’Fmi, è rappresentato dalla “brillante performance fiscale” che l’anno scorso ha riportato, in forte anticipo sulle previsioni, l’avanzo primario nei conti italiani. Questa briglia sui saldi di finanza pubblica, nota il report del Fondo monetario nel passaggio più significativo sul piano sostanziale, non è stata tirata danneggiando l’economia reale, la cui “resilienza” ai venti avversi della congiuntura internazionale è stata puntellata con “politiche solide a sostegno della crescita” e con “un livello di occupazione record”.
Investimenti domestici e spinta tedesca
La prova più recente arriva dai risultati del primo trimestre di quest’anno, che “nonostante l’accresciuta incertezza sulla politica commerciale globale”, è riuscita a mettere a segno una crescita dello 0,3% anche grazie a una “continua crescita degli investimenti”. E questo fattore, con l’accelerazione prevista per la fase finale del Pnrr, dovrebbe aiutare a tenere botta in attesa che si attivino anche le ricadute positive del maxiprogramma di spesa deciso dal Governo tedesco. In un contesto del genere, ma qui ovviamente i decimali delle previsioni si avventurano su un terreno reso scivoloso dall’incertezza sulle prospettive, l’Italia dovrebbe continuare a misurare una “crescita moderata” anche quest’anno (l’Fmi prevede un +0,5%, un decimale sotto le stime del Governo), e una leggera ripresa ulteriore nel 2026 (+0,8%) seguita da una altrettanto modesta decelerazione (+0,6%) nel 2027. Tanto basterebbe a mantenere il deficit sotto al 3% del Pil nei prossimi due anni, dopo aver chiuso il 2025 al 3,3% come previsto anche dal Governo, mentre la linea del debito tracciata dagli analisti del Fondo viaggia circa un punto di Pil più in alto di quella disegnata al ministero dell’Economia.
Avanzo primario, pensioni e spending in agenda
Anche per questa ragione il report chiede di far salire al 3% del prodotto l’avanzo primario nel 2027, raddoppiando l’ambizione governativa che al momento lo prevede per quell’anno all’1,5%. Un’ipotesi, questa, che però appare complicata da mettere davvero in agenda, soprattutto in tempi dominati dalla prospettiva di un rilancio degli investimenti nella Difesa che nonostante le attuali prudenze italiane appare destinato a farsi sentire non poco sui conti. Più aperto il confronto sulle altre indicazioni del Fondo, che chiedono di contenere la spesa pensionistica, ridurre le garanzie statali sui prestiti e migliorare l’efficienza della spesa. Tutti temi, questi, tornati a più riprese nelle analisi dello stesso Giorgetti, che insieme al suo vice Maurizio Leo incontra nelle righe del report anche una promozione sui risultati prodotti in termini di gettito da adempimento spontaneo (compliance) con l’enfasi messa dalla riforma fiscale sugli strumenti “preventivi” nelle mani del fisco.
Fonte: Il Sole 24 Ore