Libri scolastici, editori in pressing per le detrazioni

Libri scolastici, editori in pressing per le detrazioni

«C’è una grande delusione». Giorgio Riva, presidente del Gruppo Educativo dell’Associazione Italiana Editori, a Il Sole 24 Ore parla di «amarezza» per quella misura che mai come quest’anno era attesa ma che – ancora una volta — non compare nella bozza di Manovra per il prossimo anno: la detrazione fiscale per l’acquisto dei libri scolastici.

«Sembrava che finalmente sarebbe stata introdotta – spiega – e invece questa misura non è presente nell’attuale bozza della legge di bilancio. È una misura attesa da decenni, non solo dalle famiglie ma anche da noi editori, perché sarebbe coerente con il principio costituzionale del diritto allo studio. È un provvedimento di interesse bipartisan, che andrebbe a beneficio di tutte le famiglie, con un impatto economico per lo Stato assolutamente contenuto».

Il presidente del gruppo educativo Aie fa i conti: «Stiamo parlando di una cifra al massimo sui 100 milioni di euro. Se si applicasse la detrazione fino alla scuola dell’obbligo o al quinto anno, con un limite di reddito familiare di 70-75 mila euro, la misura interesserebbe circa il 90% delle famiglie italiane. Le restanti, quelle in povertà assoluta, già usufruiscono di un fondo dedicato. In pratica, si passerebbe dal 10% al 90% delle famiglie sostenute».

Il riferimento alle parole del ministro dell’Economia è diretto: «Quando ho sentito Giorgetti dire che la detrazione per i libri è “un’ambizione che non siamo riusciti ad assecondare”, vorrei invitarlo a ripensarci. Parliamo dello 0,4% della manovra da 18,7 miliardi. Se non riusciamo a trovare lo 0,4% per sostenere l’educazione, allora l’ambizione è davvero contenuta». In questo quadro Riva non nasconde la delusione anche verso un mondo politico che sembrava essersi mosso in sintonia. «Avevamo condiviso la necessità della misura con il Ministro dell’Istruzione, che l’aveva pienamente sostenuta e promossa. Mi pare ci fosse sensibilità anche da parte del ministero dell’Economia. Per questo oggi siamo molto sorpresi e delusi. Ma speriamo ancora che il Parlamento, in un’ottica bipartisan, possa rivedere la decisione».

Fonte: Il Sole 24 Ore