L’inarrestabile corsa dell’oro che tocca nuovi massimi e punta a 3700 dollari
Un rally che non si ferma. Anzi, la corsa prosegue. L’oro aggiorna i record, dopo aver superato la soglia dei 3.600 dollari l’oncia a inizio settimana a Londra, ora la barriera nel mirino sono i 3.700 dollari.
La marcia senza sosta
Una marcia spedita che ha portato il metallo prezioso a salire di circa il 40 per cento da inizio anno e di oltre il 10 per cento negli ultimi tre mesi, come si vede dal grafico in pagina. Solo nel mese di agosto il guadagno è stato del 5 per cento, il mese più forte dallo scorso aprile. Gli investitori si domandano fino a quando continuerà il trend rialzista. Per prima cosa bisogna considerare quali sono i fattori a supporto del rally dell’oro negli ultimi mesi. Iniziando dalle attese sulla Fed. Sembra ormai scontato un taglio dei tassi nella riunione della Federal Reserve della prossima settimana. Finora le aspettative di tagli dei tassi hanno contribuito al rialzo dell’oro.
La variabile tassi
Tassi più bassi riducono il costo opportunità di detenere asset come oro o argento, in un contesto in cui investire in obbligazioni diventa meno redditizio, facendo così lievitare le quotazioni dei metalli preziosi, identificati come asset alternativi. Le tensioni geopolitiche sono certamente un altro driver di crescita per l’oro, con il conflitto Russia-Ucraina lontano da una risoluzione diplomatica. I dazi hanno spinto gli investitori verso beni rifugio, in grado di mantenere valore anche in momenti di incertezza politica, come in questi giorni con la crisi di governo in Francia. «Storicamente, l’oro ha guadagnato molto nei 500 giorni successivi ai primi tagli dei tassi della Fed, con rendimenti cumulativi vicini al +25%», commenta Alessandro Valentino, product manager di VanEck. «Oggi, con i tassi che dovrebbero allentarsi, le banche centrali che accumulano attivamente e gli investitori occidentali che si impegnano di nuovo, lo slancio dell’oro rimane intatto».
Gli acquisti delle banche centrali
Gli acquisti delle banche centrali mondiali sono un altro fattore di sostegno importante. «Le banche centrali sono state acquirenti netti per 15 anni consecutivi, guidate dai mercati emergenti alla ricerca di diversificazione e “de-dollarizzazione”. La domanda fisica asiatica, lingotti, monete e gioielli, rimane robusta», aggiunge Valentino. Un recente sondaggio del World Gold Council evidenzia che il 73% delle banche centrali prevede di ridurre le riserve in dollari nei prossimi cinque anni, mentre il 76% ha intenzione di aumentare quelle in oro. A guidare gli acquisti nella prima metà dell’anno, gli istituti centrali di Cina, Turchia, Polonia, Azerbaijan, Kazakhistan, Qatar e India. In quest’ultimo caso bisogna anche considerare che l’ente regolatore delle pensioni indiano sta valutando di rimuovere il limite del 5% sugli investimenti in oro, fornendo un ulteriore potenziale volano di crescita per le quotazioni.
Le prospettive
«L’oro ha continuato a brillare nel 2025 e, nonostante la performance eccezionalmente solida degli ultimi tre anni, rimaniamo ottimisti sul suo futuro, poiché i principali fattori macroeconomici e geopolitici continuano a essere favorevoli», spiega Rebekah McMillan, associate portfolio manager team multi-asset di Neuberger Berman. «Da agosto 2023, il tradizionale rapporto tra oro e tassi reali si è interrotto, con l’oro che ha continuato a salire verso nuovi massimi nonostante l’aumento dei tassi reali. Il rialzo del prezzo si è allineato con l’irripidimento della curva dei rendimenti – prosegue McMillan -. Crediamo che il segmento a lungo termine delle curve dei rendimenti globali rimarrà sotto pressione, poiché i mercati sviluppati devono fare i conti con l’aumento del debito pubblico e con il passaggio dal predominio monetario a quello fiscale, in un contesto di indebolimento del dollaro». In questo scenario, come gestire l’asset allocation?
Fonte: Il Sole 24 Ore