
L’ingresso nel mito accanto all’eroe dei due mondi
Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva, per tutti Anita Garibaldi, incontrò l’eroe dei due mondi nel 1839 nella propria terra, in Brasile, dove Garibaldi si trovava per combattere per l’indipendenza dello stato di Santa Caterina, nel Sud del Paese. Un incontro nel pieno di una rivoluzione non poteva che essere fatale, per i due. Lei aveva un marito di cui non aveva notizie e non esitò a lasciare il Sudamerica, al seguito del nuovo amore e padre dei suoi figli.
Il destino tuttavia sarebbe stato crudele, infliggendole una morte per febbre malarica – mentre era incinta – durante la fuga con Giuseppe Garibaldi dopo il fallimento della Repubblica Romana. Debolissima, sfinita, Anita si spense in il 4 agosto 1849, pur curata amorevolmente dai ravennati. Una morte, a soli 28 anni, che la fece entrare immediatamente nel mito risorgimentale, unica donna dell’epopea della libertà accanto a Garibaldi che fu costretto a lasciarla nella fattoria Guiccioli e a proseguire la fuga, aiutato dall’organizzazione dei romagnoli.
A lei è legata l’ultima presenza diretta di Garibaldi a Ravenna, il 20 settembre 1859. Tornato in città per recuperare le spoglie della moglie, l’eroe elogiò dal palazzo governativo i suoi «liberatori» e il «popolo ravegnano». A muoversi in soccorso di Anita erano state le donne, come si legge nella sala dedicata, «i cui nomi, oggi faticosamente ricostruiti, non hanno conosciuto alcuna celebrazione, a differenza di quanto accadde ai “salvatori”». Il culto si sviluppa pur senza tanti oggetti e ritratti della brasiliana: sono esposti la divisa del medico che tentò di salvarla, un bracciale di corallo, una fialetta porta profumo, uno scialle, il medaglione in cui compare con Giuseppe (qui alla fine dell’articolo) e poco altro.
A Ravenna, a pochi decenni dalla morte, la sua memoria fu ricordata e divenne importante per la città anche «attraverso la sacralizzazione dei luoghi dell’agonia, della morte, delle sepolture e degli oggetti personali».
La sua figura si può approfondire in un bel volume scritto dalla storica Silvia Cavicchioli, Anita. Storia e mito di Anita Garibaldi (Einaudi, 2017) recensito sul Domenicale da Roberto Balzani.
Fonte: Il Sole 24 Ore