
Lingue straniere, il 60% degli studenti in Europa ne studia due o più
Tuttavia, il tema del multilinguismo assume una connotazione particolare nel contesto iberico, dove convivono, oltre allo spagnolo, diverse lingue co-ufficiali: il catalano, il basco, il galiziano e il valenciano. Queste lingue sono parte integrante dei programmi scolastici delle comunità autonome in cui sono parlate, e spesso sono utilizzate come lingua veicolare d’insegnamento, a fianco o in sostituzione dello spagnolo.
Allo stesso tempo, la Spagna ha registrato un ampliamento delle esperienze di apprendimento in lingua straniera: nel 2022-2023, oltre 1,8 milioni di studenti hanno partecipato a programmi bilingui o in scuole straniere presenti nel territorio nazionale, con un incremento dell’uso dell’inglese come lingua veicolare.
A livello normativo, le recenti riforme – da LOGSE a LOMLOE – hanno progressivamente rafforzato le competenze plurilinguistiche, dando maggiore autonomia ai governi regionali e promuovendo approcci didattici più attivi e comunicativi.
Le lingue più studiate
L’inglese resta la lingua straniera più studiata nell’Ue, con una diffusione pari al 96,0% tra gli studenti dell’istruzione generale e all’80,1% tra quelli dell’istruzione professionale. Nella secondaria generale seguono lo spagnolo (27,1%), il tedesco (21,2%), il francese (20,8%) e l’italiano (3,2%). Nei percorsi professionali, il tedesco è al secondo posto (18,1%), seguito dal francese (14,1%), dallo spagnolo (6,6%) e dal russo (2,3%).
Il caso italiano
C’è poi il caso italiano. A fare una riflessione è Ottavio Ricci, vicepresidente dell’associazione nazionale Unilingue e direttore del Cla di Ecampus e della Columbus Academy di Roma. «In Italia la situazione è diversa, anzi direi peggiore rispetto agli altri paesi europei – commenta –. Nella maggior parte delle scuole secondarie di secondo grado si studia una sola lingua straniera, l’inglese. Una seconda lingua si può scegliere solo in pochi indirizzi, come i licei linguistici o istituti con percorsi particolari».
Fonte: Il Sole 24 Ore