L’innovazione ridisegna gli ecosistemi industriali: i fattori umani, digitali e fisici al centro della trasformazione

L’innovazione ridisegna gli ecosistemi industriali: i fattori umani, digitali e fisici al centro della trasformazione

L’innovazione non si afferma mai come gesto isolato. Per incidere davvero, deve travolgere i confini tradizionali, ridisegnare i sistemi e generare nuove connessioni tra attori, tecnologie e processi. È la logica dell’ecosistema, oggi riconosciuta dai principali osservatori globali come condizione abilitante della trasformazione digitale. Non più soluzioni verticali o tecnologie stand-alone, ma piattaforme capaci di integrare human, digital e physical in un continuum dove competenze, dati e infrastrutture si rafforzano reciprocamente.

Dal pensiero sistemico al modello di innovazione
Il pensiero ecosistemico, ereditato dalla biologia e trasposto nelle scienze sociali, diventa oggi paradigma industriale. Non è solo un metodo per affrontare criticità, ma un modello che consente di uscire dalla somma delle parti per offrire visioni organiche. In Italia, questa prospettiva richiama la tradizione dei distretti produttivi: dal tessile alla meccatronica, il successo è sempre derivato dall’intreccio tra imprese, centri di ricerca e territorio. La sfida attuale è trasferire quella logica in forma digitale, con piattaforme in grado di connettere intelligenza artificiale, cloud e Internet of Things con capitale umano e governance.

Human, digital, physical: la fusione dei tre livelli
Nel nuovo paradigma, umano, digitale e fisico non sono compartimenti stagni. Le smart cities mostrano come sensori IoT, dati da reti e satelliti e motori analitici possano dialogare con decisioni istituzionali e comportamenti individuali. McKinsey stima che entro il 2030 le tecnologie IoT possano creare un valore economico compreso fra 5.500 e 12.600 miliardi di dollari a livello globale.
Questo dato include il valore potenzialmente catturabile da consumatori e clienti, non solo gli investimenti infrastrutturali.
In Italia, il mercato IoT è in rapida espansione: secondo l’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, nel 2024 ha raggiunto un valore di 9,7 miliardi di euro, in crescita del 9 % rispetto al 2023, con circa 155 milioni di oggetti connessi attivi e una media di 2,6 dispositivi per abitante.

Un ecosistema come infrastruttura sociale
Guardare all’innovazione come un ecosistema significa considerare le implicazioni sociali, istituzionali e regolatorie. Le politiche europee puntano oggi non soltanto a finanziare tecnologie, ma a costruire reti collaborative tra imprese, enti pubblici e centri di ricerca. In Italia, il compito è duplice: colmare il divario infrastrutturale con i Paesi più avanzati, e valorizzare un capitale umano creativo che resta un asset competitivo. Allora il pensiero ecosistemico emerge non come tecnica, ma come proposta di sviluppo sostenibile e duraturo.

Il caso Almaviva: Giotto Digital Ecosystem
In questo contesto, Almaviva dà concretezza al paradigma ecosistemico. A distanza di una decade dal lancio, la piattaforma Giotto è diventata un vero ecosistema digitale, in cui tecnologie, consulenza e formazione dialogano in sinergia per generare valore integrato per imprese e pubbliche amministrazioni.
La strategia di Giotto unisce Centri di Eccellenza, Innovation Lab e Academy, creando un modello scalabile e modulare di ricerca, sviluppo e delivery. Le soluzioni adottate — dall’intelligenza artificiale alla blockchain, dal quantum computing all’automazione — non sono mai settoriali, ma integrate nei processi tramite approcci DevSecOps e pipeline continue.
Le Giotto Suite coprono verticali come sanità, smart city, agricoltura e applicazioni spaziali, offrendo soluzioni modulari che trasformano i dati in asset strategici. Il cuore dell’offerta è l’approccio BeSpoke, che consente di modellare le soluzioni sull’ecosistema del cliente, mantenendo al centro le persone e i processi.
Oggi Giotto non è soltanto una piattaforma, ma un motore di innovazione sistemica. Almaviva non si presenta come fornitore IT tradizionale, bensì come orchestratore di ecosistemi complessi, in cui human, digital e physical non solo coesistono, ma si fondono in equilibrio sostenibile e sicuro.

Fonte: Il Sole 24 Ore