L’intelligenza artificiale corre veloce, ma lascia indietro metà del mondo
L’intelligenza artificiale è ufficialmente la tecnologia con la diffusione più rapida della storia umana: in meno di tre anni ha raggiunto 1,2 miliardi di utenti. È un ritmo di adozione senza precedenti: più rapido dello smartphone, del computer domestico e della stessa internet. A certificarlo è il primo AI Diffusion Report pubblicato dal Microsoft AI Economy Institute, che analizza la penetrazione dell’AI in oltre 100 paesi attraverso tre dimensioni: chi sviluppa i modelli più avanzati (Frontier builders), chi possiede l’infrastruttura computazionale (Infrastructure builders) e dove l’AI viene effettivamente utilizzata (Users).
Il quadro che emerge è di una rivoluzione tecnologica a due velocità. Nel Nord globale, l’adozione dell’AI è circa il doppio rispetto al Sud del mondo. Mentre Emirati Arabi (59,4%), Singapore (58,6%) e Norvegia (45,3%) guidano la classifica mondiale, metà della popolazione globale – quattro miliardi di persone – manca ancora dei requisiti fondamentali per accedere all’intelligenza artificiale: elettricità affidabile, connessione internet, competenze digitali di base.
L’adozione dell’AI e la posizione dell’Italia
L’IA non è una novità relegata a tecnici e startup: è già entrata nelle routine quotidiane di un lavoratore su quattro in molti Paesi avanzati. Con un tasso di adozione del 25,8% della popolazione in età lavorativa, l’Italia si posiziona leggermente sopra la media del Nord globale (23%) e in linea con Stati Uniti (26,3%) e Germania (26,5%). Tuttavia, il gap con i vicini europei resta significativo: Francia (40,9%), Spagna (39,7%) e Regno Unito (36,4%) mostrano tassi di penetrazione decisamente superiori, trainati da investimenti pubblici, infrastrutture solide e tassi di digitalizzazione già elevati.
Il report evidenzia come il successo nell’adozione non richieda necessariamente lo sviluppo di modelli proprietari. Solo sette paesi al mondo – Stati Uniti, Cina, Francia, Corea del Sud, Regno Unito, Canada e Israele – ospitano organizzazioni che creano modelli AI di frontiera. L’esempio di Singapore, che raggiunge tassi di adozione del 58,6% senza sviluppare modelli propri, dimostra come investimenti mirati in infrastrutture, formazione e politiche coordinate possano accelerare la diffusione anche in assenza di capacità di ricerca avanzata.
La concentrazione del potere computazionale
L’infrastruttura necessaria per l’AI rimane fortemente centralizzata. Stati Uniti e Cina controllano insieme l’86% della capacità globale dei data center, con gli USA che guidano con 53,7 gigawatt, seguiti dalla Cina con 31,9 GW. L’Europa nel suo complesso raggiunge appena i 11,9 GW, con l’Unione Europea che rappresenta solo una frazione della capacità computazionale globale.
Fonte: Il Sole 24 Ore