Lirica, bene conti e biglietteria. La sfida è aumentare le risorse private

Lirica, bene conti e biglietteria. La sfida è aumentare le risorse private

Il 2024 ha segnato per molti teatri lirici italiani una conferma del periodo d’oro iniziato subito dopo il disastro del Covid, con un ritorno di interesse per la lirica, il balletto e la musica sinfonica che ha permesso alle 14 fondazioni italiane di recuperare in fretta il terreno perduto durante la pandemia e, in alcuni casi, raggiungere numeri record in termini di incassi da biglietteria e contributi privati, grazie anche allo strumento dell’Art bonus. Senza dimenticare il possibile «boost» derivante dall’inserimento – nel dicembre 2023 – nel Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco.

Un sistema che genera 110 milioni di ricavi

A livello complessivo, i dati Siae hanno rilevato lo scorso anno una sostanziale tenuta del settore, con 2.880 spettacoli (il 2,3% in meno rispetto al 2023), 2,13 milioni di spettatori (in flessione dello 0,8%) che hanno generato incassi per 110,4 milioni di euro (-1,1%). «Quello della Lirica è stato, in assoluto, il settore teatrale maggiormente in grado, in proporzione, di generare ricavi, con una spesa media unitaria per spettatore di 51,76 euro, costante rispetto all’anno precedente», si legge nel rapporto Siae. Oltre un quinto del valore dei biglietti venduti nel 2023 nel settore teatrale in Italia è arrivato dalla lirica.

Ovviamente, la situazione è molto diversa da teatro a teatro, con fondazioni che macinano record da 2-3 anni a questa parte e hanno abbondantemente superato anche i numeri pre-Covid: tra questi il San Carlo di Napoli (178.841 presenze nel 2024, con oltre 6,6 milioni di euro di ricavi), il Massimo di Palermo (con vendite al botteghino in aumento del 22% lo scorso anno, per oltre 4,1 milioni di euro complessivi), l’Opera di Roma (con un incremento di quasi 2,3 milioni di euro, pari al 18,9% rispetto al 2023), l’Arena di Verona (con 33,6 milioni di euro, il miglior incasso di sempre). Bene anche Genova (+21%), Bologna (+13%) e Firenze (+5%).

L’equilibrio economico-finanziario

Anche in termini di solidità economico-finanziaria il quadro è positivo: dopo un decennio di risanamento attraverso gli strumenti offerti dalla legge Bray del 2013, quasi tutte le fondazioni hanno raggiunto l’equilibrio auspicato, sebbene si tratti per alcune di esse di un equilibrio precario, dovuto a una fragilità strutturale del sistema, che comporta costi estremamente elevati per garantire il livello qualitativo richiesto a questi teatri, a fronte di entrate non sempre adeguate, in larga parte coperte dalle istituzioni pubbliche (in primis lo Stato, tramite il Fus, ma anche le Regioni e i Comuni), salvo rarissime eccezioni come la Scala di Milano (un terzo delle risorse arriva dalle istituzioni, un terzo circa da biglietteria e attività proprie e un terzo da sponsor, partner o sostenitori privati) e l’Arena di Verona (il 70% circa del budget è composto da risorse non pubbliche). Ma la maggior parte delle fondazioni riesce a raccogliere contributi privati per appena il 10% in media del proprio budget annuale.

Fonte: Il Sole 24 Ore