
L’Italia d’argento: la ricchezza è in mano agli over 50. Previsti passaggi generazionali per oltre 6mila miliardi.
In Italia, la ricchezza ha un colore anagrafico preciso: l’argento. Secondo lo studio “La pesante eredità: ricchezza e (im)mobilità sociale tra le generazioni in Italia” pubblicato dalla Future Proof Society con il think tank Tortuga, elaborando i dati dell’Indagine sui Bilanci delle Famiglie 2022 della Banca d’Italia, emerge che il 75% della ricchezza nazionale è detenuta da individui over 50: ben il 40% da pensionati (over 65), mentre meno del 9% è in mano alle generazioni più giovani. La quota destinata a Generazione Z e Millennial sta progressivamente diminuendo, un quarantenne di oggi possiede in media il 50% di ricchezza in meno rispetto a un coetaneo nato nel 1946. Nei prossimi vent’anni, secondo lo studio, si stima un passaggio intergenerazionale di circa 6.460 miliardi di euro.
Le imprese familiari al bivio
Questa dinamica si riflette con forza nel tessuto produttivo italiano, caratterizzato da una presenza importante di imprese a conduzione familiare, circa il 67 per cento. Secondo l’Osservatorio AUB 2025, queste realtà generano oltre 1.200 miliardi di euro di fatturato e impiegano circa 3,47 milioni di lavoratori. Nei prossimi cinque anni, si stima che almeno una su cinque dovrà affrontare il passaggio generazionale.
A testimoniare la rilevanza che l’impresa familiare assume per il tessuto produttivo nazionale è anche l’ultimo Global 500 Family Business Index, analisi condotta da EY in collaborazione con la St.Gallen University, che ogni due anni classifica le 500 maggiori aziende familiari a livello globale sulla base dei ricavi. L’Indice 2025 comprende 22 aziende italiane, pari al 4,4% del totale a livello globale, che posizionano il Belpaese al quarto posto mondiale (dopo Stati Uniti, Germania e Francia) e al terzo in Europa per numero di aziende familiari comprese nell’analisi. Queste realtà, però, si caratterizzano per una governance over 65.
Secondo Unioncamere e Infocamere, negli ultimi dieci anni in Italia la presenza di capitani d’azienda con più di 70 anni è aumentata di un quarto, mentre è diminuita – più o meno dello stesso valore – quella di under 30. La mancanza di ricambio si traduce spesso in stasi strategica, rigidità patrimoniale e, nei casi più critici, nella chiusura dell’attività. Solo il 13% delle aziende familiari sopravvive alla terza generazione, secondo il Family First Institute.
I rischi di un passaggio non pianificato
Non si tratta di una criticità solo italiana. L’ultima Global NextGen Survey di PwC relativa alla regione dell’Europa Centrale e Orientale evidenzia come solo poco più della metà (51%) dei NextGen sia a conoscenza di un piano di successione nella propria azienda di famiglia. Il 15% non è stato coinvolto nel suo sviluppo. La transizione tra una generazione e l’altra può rappresentare un momento di grande opportunità, ma anche di potenziale fragilità. I principali rischi includono: l’assenza di una leadership condivisa, la scarsa preparazione della nuova generazione, soprattutto in termini di cultura finanziaria e manageriale. E ancora: difficoltà nel gestire questioni fiscali e patrimoniali, conflitti familiari latenti che esplodono nella transizione. Determinante diventa l’approccio consulenziale, supporto strategico per garantire il successo della nuova fase imprenditoriale.
Esperienza e ascolto
Gestire il passaggio generazionale di un’impresa richiede competenze multidisciplinari. Credem Euromobiliare Private Banking, attraverso il team di Corporate Finance Advisory, ad esempio, propone un approccio integrato che tiene conto non solo delle esigenze finanziarie, ma anche delle dinamiche familiari e strategiche. Ogni impresa è un mondo a sé e il passaggio generazionale va costruito su misura, con strumenti evoluti, ma anche con ascolto e visione.
L’approccio del team guidato da Simone Citterio parte dall’analisi approfondita delle esigenze specifiche di ogni realtà imprenditoriale per poi delineare percorsi di crescita su misura, che considerino sia le performance dell’azienda che le prospettive del settore e la necessità di passare in sicurezza il timone dell’azienda alle nuove generazioni. Una testimonianza concreta è il caso di Club del Sole, oggi il principale operatore del turismo open air in Italia, con 27 strutture distribuite su mare, lago e montagna e 3 in fase di acquisizione. Una storia partita negli anni ’70, quando la famiglia Giondi decide di investire in due strutture open air.
Negli anni a venire, con l’ingresso della seconda generazione, il gruppo decide di fare il salto di qualità. È il 2013 quando la famiglia inizia con il team di Credem Euromobiliare Private Banking un percorso di studio delle varie opzioni di crescita. La prima operazione di apertura a investitori esterni avviene nel 2015, con un aumento di capitale da 10 milioni: dopo un anno di incontri, analisi e negoziazioni, arriva la chiusura del primo deal con un fondo specializzato. Da quel momento, il modello di crescita per linee esterne prende forma, ispirandosi a best practice europee, accompagnato dall’arrivo della terza generazione sulla tolda di comando dell’azienda e dall’inserimento di manager esterni alla famiglia fondatrice. All’epoca il gruppo contava sette strutture e un fatturato di circa 26 milioni.
La seconda operazione si concretizza nel dicembre 2018, mentre la terza e più importante arriva nel maggio 2024, con un aumento di capitale da 50 milioni. Oggi, dopo 3 operazioni straordinarie in 10 anni e un aumento esponenziale del perimetro prodotto e dei risultati, la famiglia Giondi rimane saldamente al comando dell’azienda.
Attraverso un lavoro costante e personalizzato, Credem Euromobiliare Private Banking ha assistito la famiglia Giondi nella definizione di una strategia di sviluppo che ha permesso all’azienda di diventare il numero uno del settore in Italia, alla famiglia di rimanere in pieno controllo della società e al mondo dei fondi di entrare in un settore – quello del turismo open air – che nel 2013 non era così noto al mondo del private equity.
Il caso di Club del Sole dimostra che il passaggio generazionale, se guidato da visione strategica e da una governance moderna, può diventare un potente acceleratore di crescita. Da impresa familiare a leader nazionale del turismo open air, l’azienda ha trasformato la sfida della successione in un’opportunità di apertura ai capitali, innovazione manageriale e consolidamento competitivo. Un modello che conferma come il ricambio generazionale possa non solo preservare il patrimonio, ma generare leadership, attrarre investitori e posizionare l’azienda tra i protagonisti di un settore in forte espansione.
Fonte: Il Sole 24 Ore