L’Iva al 5% sul commercio di opere d’arte renderà il mercato più trasparente?

L’Iva al 5% sul commercio di opere d’arte renderà il mercato più trasparente?

L’Iva scende dal 22% al 5% per il commercio di oggetti d’arte, d’antiquariato e per i beni da collezione, per intenderci anche francobolli, monete, libri antichi, ecc. con l’art. 8 del DL Omnibus approvato venerdì 20 giugno dal Consiglio dei Ministri. E’ l’aliquota più bassa in Europa, solo Cipro, Malta e Regno Unito applicano il 5% ma solo sulle importazioni. Naturalmente, questa nuova aliquota farà concorrenza sugli scambi d’arte a quella francese che dal 1 gennaio 2025 è al 5,5%, a quella tedesca al 7%, a quella olandese al 9% e, addirittura, a quella svizzera all’8,1 per cento. Ora ci sono tutte le condizioni per il mercato italiano per competere con le piazze più dinamiche del mercato dell’arte che hanno saputo, come la Francia con la Brexit e la crisi del mercato britannico, approfittare di condizioni favorevoli. Ma cosa andremo a leggere in Gazzetta Ufficiale tra 60 giorni?

Abbiamo cercato di tradurre i commi e i diversi rinvii alle leggi precedenti il contenuto dell’articolo 8 del DL Omnibus con Marco Cerrato, partner dello Studio Maisto e Associati, che ha dialogato sulle tematiche fiscali con le istituzioni italiane per conto del gruppo Apollo. Quali sono i termini della nuova legge che con l’articolo 8 prevede 3 commi relativi al mercato dell’arte: «Con il comma 1 si dice che il regime del margine continua ad essere applicabile a condizione che il gallerista non avesse acquistato l’opera da un privato che aveva precedentemente fruito dell’aliquota del 5% – spiega l’avvocato esperto di diritto fiscale – . Quindi se la galleria importa o compra da un altro operatore professionale – artista o gallerista – già al 5% non può applicare il margine. I commi 2 e 3 sono quelli che prevedono rispettivamente l’aliquota al 5% su tutti gli scambi di oggetti d’arte e da collezione e di antiquariato (come dalla citata Tabella allegata al decreto-legge 23 febbraio 1995, n. 41, ndr), salva l’applicazione del margine, e l’abrogazione del 10% sulle importazioni. In sintesi, il 5% si applica a tutte le importazioni e a tutte le cessioni da parte di artisti e dei loro eredi e si applica a tutte le cessioni dei rivenditori che non optano per il margine. Per capirci il resto della filiera dell’arte non passa automaticamente al 5%, così come non è al 5,5% neanche la filiera in Francia, cioè l’Iva resta ordinaria e invariata per assicurazioni, trasportatori e case d’asta» conclude Cerrato.

La sfida

Naturalmente quando ci si riferisce al regime del margine si intende al 22% con un’assoluta alternanza tra il margine o l’Iva al 5%: ogni galleria potrà farsi i conti sul regime fiscale più conveniente. «La grossa differenza nel raffronto sull’Iva sarà tra i galleristi che lavorano in Italia e gli operatori internazionali con regimi meno favorevoli e poi sulle importazioni» spiega Franco Broccardi, commercialista, esperto in economia della cultura e co-fondatore e partner dello studio Lombard DCA di Milano. In Francia dove i galleristi lavorano già al 5,5%, il mercato italiano non sarà così attraente, può diventarlo per i galleristi che lavorano con aliquote più alte e sono tanti: nel Regno Unito è al 20%, in Spagna al 21%, in Austria al 20%. In Italia negli ultimi anni sono arrivati Gisela Capitain, Thomas Dane, Richard Saltoun, Cadogan Gallery, Gregor Staiger, Peres (che però poi ha chiuso), Ciaccia Levi e in autunno Thaddaeus Ropac inaugurerà a Palazzo Belgioioso a Milano. «I galleristi in Italia potranno ora guadagnare quote di mercato, però c’è un aspetto psicologico e culturale che farà la differenza perché l’Iva al 5% non risolve tutti i mali, è necessario che prevalga una cultura della trasparenza. Questa misura basterà a far emergere il sommerso nel mercato dell’arte?» si domanda Broccardi. E la trasparenza la si rileva anche quando un gallerista non ha nessuna difficoltà, come accade in fiera all’estero, a dichiarare il prezzo a cui è offerta l’opera e a rilasciare fattura a prezzo pieno. Cambi di paradigmi culturali.

Ringraziamenti e commenti

Il Gruppo Apollo naturalmente porta a casa il risultato. «Questa sinergia tra gli operatori del comparto – gallerie, case d’asta, collezionisti, professionisti – con le istituzioni, in primo piano il Governo, in particolare il Ministero della Cultura e il Ministero dell’Economia e delle Finanze e il Parlamento ha avuto un ruolo determinante nel raggiungimento di questo traguardo, in recepimento di quanto previsto a livello comunitario dalla direttiva europea 542/2022. Un particolare grazie va ai Presidenti delle Commissioni Cultura di Camera e Senato Federico Mollicone e Roberto Marti e l’Onorevole Alessandro Amorese per la dedizione e il sostegno dimostrato».

Fonte: Il Sole 24 Ore