Lo scontro diplomatico Cina-Giappone pesa sul Nikkei
Dal nostro corrispondente
NEW DELHI – Le forti tensioni diplomatiche tra Cina e Giappone si sono riverberate lunedì mattina sulla Borsa di Tokyo, facendo crollare i titoli legati al settore turistico, dopo che il governo di Pechino ha sconsigliato ai propri cittadini i viaggi nel Paese vicino. Tra le quotate più colpite ci sono linee aree e retailer: Japan Airlines cede oltre il 4%; Ana Holdings (All Nippon Airways) è in calo di più del 3%; Isetan Mitsukoshi, che tra i big player del settore degli shopping mall probabilmente è quello più esposto verso la clientela cinese, crolla di oltre il 10 per cento. Nel settore retail forti cali anche per Ryohin Keikaku (Muji) che perde circa il 9% e Fast Retailing (che attraverso Uniqlo controlla circa 900 negozi in Cina), in calo del 5 per cento.
Per mettere a fuoco le ragioni della crisi scoppiata tra i due Paesi, bisogna tornare allo scorso venerdì 7 novembre, quando – riferendo in Parlamento – Takaichi ha detto che un attacco cinese a Taiwan potrebbe mettere a repentaglio «la sopravvivenza del Giappone» e rendere necessario un intervento militare da parte di Tokyo. Le parole della leader nazionalista nipponica sono state pronunciate a pochi giorni dall’inaugurazione della Fujian, la terza e più sofisticata portaerei cinese, che in un ipotetico conflitto con Taiwan potrebbe giocare un ruolo cruciale nel limitare gli interventi militari esterni a favore di Taipei.
Alla presa di posizione di Takaichi sono seguiti una serie di attacchi sempre più violenti da parte di Pechino. Prima da parte del console generale a Osaka, quindi da un portavoce del ministero degli Esteri, infine dal ministero della Difesa che ha parlato di una «schiacciante sconfitta» per il Giappone, qualora decidesse di intervenire militarmente al fianco di Taiwan. Quando alle schermaglie diplomatiche è seguito un invito a non visitare il Giappone, lo scontro ha iniziato ad avere riverberi anche a livello economico e finanziario. Anche perché circa un quarto degli arrivi turistici in Giappone provengono dalla Cina, un fenomeno che la debolezza dello yen non ha fatto che incoraggiare.
Secondo quanto riporta la stampa giapponese, lunedì Tokyo ha inviato in Cina uno dei suoi diplomatici di più alto rango per cercare di ricucire lo strappo con Pechino. Se la missione di Masaaki Kanai – che è il direttore generale dell’ufficio del ministero degli Esteri che si occupa di Asia e Oceania – fallisse, le ricadute sarebbero avvertite ben al di là del settore turistico, visto il ruolo rivestito da Pechino sul mercato delle terre rare.
Fonte: Il Sole 24 Ore